Vendola-Veltroni botte da orbi a sinistra
Se il livello di tensione nel Pd si misura dall'intensità delle reazioni in questo momento tra i Democratici è altissimo. Specialmente quello di Walter Veltroni. L'ex segretario nelle ultime settimane ha incassato senza scomporsi le critiche che gli sono arrivate addosso per la sua (cauta) apertura sulla modifica dell'articolo 18 e ha lasciato correre le ironie sulla necessità di riformare la Rai togliendola dalle mani dei partiti. Ma quando ieri Nichi Vendola in un'intervista sul settimanale «Oggi» lo ha definito «di destra» non ci ha visto più. Ha lasciato passare la mattinata e nel pomeriggio ha messo in piedi una conferenza stampa alla Camera solo per replicare a quella accusa. E per esigere le scuse del Governatore della Puglia. Il ragionamento del leader di Sinistra e Libertà – con il quale il Pd ha un rapporto tormentato – finisce per piazzare l'ex sindaco di Roma nello stesso territorio del centrodestra. «C'è un'idea nel Pd, quella di Walter Veltroni – spiega – secondo cui la contesa politica debba essere sostanzialmente tra due destre: una cialtrona, sguaiata, plebiscitaria e razzista, di Bossi e Berlusconi; una (la sua), colta, col loden, non insensibile sul tema dei diritti civili, più europea, costituzionale. Con l'alibi che siamo in un periodo storico in cui destra e sinistra non hanno più senso, si assume il liberismo, che è una cultura di destra, come terreno neutrale. E quindi la contesa politica è tra due schieramenti che stanno in realtà nel medesimo campo». Veltroni – in una conferenza stampa affollatissima in cui si presenta da solo – non nasconde l'irritazione, usa toni duri, aspri: «È inaccettabile, un vecchio e pericoloso vizio dare etichette a chi la pensa in modo diverso. La sinistra è la parola chiave della mia vita e non posso sopportare di essere definito un traditore. Era dal 2009 che non facevo una conferenza stampa, non ho titoli ma oggi voglio rispondere perché non riguarda solo me. Gradirei Vendola si scusasse». Poi cita Enrico Berlinguer, Luciano Lama, Bruno Trentin per raccontare coloro che a sinistra sono stati criticati perché portavano idee nuove. «È legittimo – ripete più volte – avere idee diverse, ma non è legittimo darsi etichette tra di noi, dire che chi la pensa diversamente è di destra». È un vizio antico, ripete, con cui hanno fatto i conti l'ex segretario del Pci, di cui ricorda una vignetta che lo «ritraeva in vestaglia e pantofole mentre sorseggiava tea, infastidito dal chiasso della manifestazione di metalmeccanici proveniente dalla strada», ma anche «Luciano Lama e Bruno Trentin». «Le parole di Vendola mi hanno fatto trasecolare per violenza di giudizio – prosegue – Io non mi permetterò mai di dire che era di destra chi votò nel '98 per far cadere Prodi. Combattei la scelta ma non ho mai dato definizioni né patenti di traditori. Chiedo si rispettino le opinioni di tutti. Per me Vendola rappresenta una certa sinistra, ed esistono in tutte le parti del mondo una sinistra più radicale e un'altra più riformista, possono collaborare e governare insieme». Dopo «una vita spesa sulla base di certi valori – conclude – non posso accettare sia messa in discussione da una battuta su un giornale e mi indigno. Non sono un tipo di facili arrabbiature ma non sopporto alcune cose».