Scontro sul decreto semplificazione, l'esame in aula slitta al 7 marzo
LaConferenza dei capigruppo di Montecitorio lo aveva messo in calendario due giorni prima, il 5. I lavori, nelle commissioni riunite Affari Costituzionali e Attività Produttive, procedono infatti a rilento. Diverse le cause: l'ostruzionismo della Lega che interviene continuamente su ogni emendamento; il «rigore» con il quale si selezionano gli emendamenti dopo l'appello del Colle e della Consulta a che si dichiarino ammissibili solo quelli strettamente correlati al tema del decreto; il «pressing» dei lobbisti davanti alla Sala del Mappamondo nella quale lavorano le commissioni riunite. «È estremamente complicato lavorare nel rispetto delle indicazioni arrivare dalla Consulta e dal Capo dello Stato – spiega uno dei relatori, Stefano Saglia (Pdl) – gli uffici della Camera ora si devono attenere, infatti, ad una rigorosa selezione degli emendamenti dichiarando ammissibili solo quelli strettamente correlati». E a farne le spese, insiste Saglia, «non sono solo i deputati, per i quali è difficile non intervenire visto che il titolo del provvedimento è "Semplificazione e Sviluppo", ma anche per il governo dei professori che sta chiedendo a noi di mettere nero su bianco le proposte di modifica che intende presentare...». Sono molti, infatti, gli emendamenti sui quali scatta la «tagliola dell'inammissibilita» da parte degli uffici di presidenza: dai circa 1.300 iniziali si arriva ai 540 di ieri. E sembra che sia proprio per evitare queste «forche caudine» che almeno due emendamenti (annunciati anche dal governo), stentino ad essere presentati: quello che estenderebbe il tetto della retribuzione per i manager di Stato a tutti i dipendenti pubblici, inclusi quelli degli enti locali; quello che allunga i tempi del permesso di soggiorno per gli stranieri rimasti disoccupati, così come assicurato dal ministro dell'Interno Cancellieri. Ma nell'attesa che almeno questo si concretizzi, viene bocciata la proposta di modifica del Pd che mira appunto ad allungare di 24 mesi i permessi di soggiorno degli immigrati che perdono il posto di lavoro. Tanto per «far capire che aria tira» si commenta tra i Democratici. Secondo la legge attuale, infatti, devono venire rimpatriati. Tra le novità introdotte ieri c'è la semplificazione delle procedure amministrative per installare le colonnine di ricarica per i veicoli elettrici. «L'inadeguatezza della rete – commenta Saglia – costituisce un freno alla diffusione di veicoli a basso impatto ambientale. In questo modo daremo impulso a un settore in via di sviluppo, in linea con le indicazioni dell'Unione europea». Ma si tenta di introdurre anche i corsi di formazione per gli autotrasportatori e si prevede la cancellazione dall'Albo degli autotrasportatori di quelle imprese che per oltre due mesi restano senza autoveicoli da adibire al trasporto merci. Più rigore anche per i «driver» alle prime armi: passa un emendamento del Pd che vieta a chi ha il «foglio rosa» di guidare in autostrada o di notte nella corsia di sorpasso.