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Quelli che si stufano di attaccare il Cav

Silvio Berlusconi

E quelli che il Cavaliere è l'eterno nemico

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Qualcuno, anche nell'opposizione, si è stancato di fare la guerra a Berlusconi. Si è convinto che dopo 17 anni di battaglie giudiziarie, 25 processi finiti nel nulla, è il momento di liberarsi dall'ossessione per il Cavaliere. E pensare a costruire un nuovo capitolo della vita politica italiana. Lo ha capito la parte più moderata e più lucida dell'opposizione, quella che gioca «di sponda» con i settori del centrodestra disponibili – anche loro – ad uscire dal cono d'ombra del berlusconismo. E che guardano con estremo interesse a questi avvicinamenti. Soprattutto pensando alla scadenza elettorale del 2013. Nel centrosinistra ha provato a spiegare la necessità di cambiare spartito il «rottamatore» Matteo Renzi, forse il più spregiudicato tra le facce nuove del Partito Democratico, l'unico che ha superato il tabù di andare a parlare con Berlusconi direttamente ad Arcore. Beccandosi accuse e improperi da quasi tutto il suo partito. E accanto a lui si è schierato Pier Ferdinando Casini che pure dell'ex premier è stato tra gli avversari più feroci dopo aver condiviso con lui una parte degli anni di governo. Ma anche il leader del Terzo Polo – finito in prescrizione il processo Mills – si è stancato della guerra a oltranza che ha scatenato la sinistra contro l'ex premier. Preferendo dedicarsi a capire cosa può nascere sotto il cielo della politica dopo diciassette anni di berlusconismo. «Non mi interessa commentare, basta con le polemiche tra Guelfi e Ghibellini – ha commentato ieri – Il caso Mills è l'ultima pagina di una stagione irrimediabilmente finita. Ora guardiamo avanti e cerchiamo di costruire qualcosa di positivo facendo finalmente la riforma della giustizia». «Giriamo pagina, smettiamo di pensare ad un passato che è finito - ha rincarato Casini – si rassegnino tutti, anche i vedovi di Berlusconi che stanno a destra ma in molti anche a sinistra. Adesso è il momento di costruire qualcosa di positivo, bisogna pensare a rifare il sistema giudiziario italiano, in un rapporto corretto con tutte le componenti, salvaguardando certo l'autonomia della magistratura ma anche stabilendo importanti principi di responsabilità». Stessi ragionamenti e stessa stanchezza verso un accanimento ormai inutile quelli usati dal sindaco di Firenze Matteo Renzi in una intervista al «Corriere della Sera». Nella quale ha invitato tutti finalmente a guardare più in là della disputa infinita pro o contro il Cavaliere. «Silvio Berlusconi è stato prosciolto e io spero che questo ponga fine alla lunga era delle curve e degli ultrà» dice il «pierino» del Partito Democratico. «È vero – aggiunge – è stato prescritto e molti altri lo sottolineeranno. Eppure, io non posso non tenerne conto: con oggi Berlusconi è uscito da quel processo. È un libero cittadino. Questo è un fatto e chi volesse metterlo in discussione metterebbe in discussione anche la giustizia di questo Paese. Io spero che con questa sentenza si possa finalmente tornare a parlare in modo serio di giustizia. E sommessamente suggerisco che sia ora di archiviare certi temi per parlare di ciò che interessa alle famiglie e alle imprese e non solo a pochi privilegiati». Messaggio che non si fa fatica a capire che sia indirizzato anche a Pier Luigi Bersani. E infatti la frecciata arriva poco dopo commentando la richiesta fatta dal segretario dei Democratici al Cavaliere di rinunciare alla prescrizione per farsi processare: «Come è noto il cittadino Silvio Berlusconi non si fa consigliare da Pier Luigi Bersani – è la risposta secca di Renzi all'intervistatore – Ognuno ha il suo stile... In ogni caso l'ex premier non è né il primo né l'ultimo i cui processi sono andati in prescrizione. E fintanto che il nostro ordinamento prevede un meccanismo del genere c'è poco da fare: se si vuole rispettare il lavoro dei magistrati si prenda atto dei risultati». Una voce isolata nel Pd, alla quale si accoda solo il deputato Giorgio Merlo. Il quale ribadisce che dell'antiberlusconismo ne ha fin sopra i capelli. «Quello sui processi di Berlusconi è un dibattito che inizia a stancare perché dura da 18 anni», si sfoga. Mettendo invece al centro del dibattito la revisione del sistema giudiziario. «Penso che sia necessaria la riforma della giustizia. Si deve garantire velocità e responsabilità di chi giudica. Centrare questi obiettivi sarebbe un grande passo avanti». Alle due voci isolate tra i Democratici si aggiunge quella di Bobo Craxi, il figlio del leader socialista, anche lui convinto che sia il momento di mettersi alle spalle uno scontro politico che ormai appassiona solo i «talebani» dell'antiberlusconismo. «In una certa sinistra, certi capi non si tolgono mai il vizio di invocare le manette – commenta – Il caso giudiziario di Berlusconi è prescritto, quello politico è chiaramente archiviato: più o meno come accaduto al Partito comunista e ai suoi capi, prescritti nell'89». E perfino Nanni Moretti, ieri sera, alla domanda se il suo film «il Caimano» fosse davvero datato ha risposto con un laconico «sì, datato».

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