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Istruzioni su come comportarsi in caso di fermo e negli interrogatori

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Laprotesta inValdiSusa, campo di battaglia prediletto del popolo antagonista non ha ancora visto all'opera i mercenari del caos. Gli investigatori temono che nei prossimi giorni l'atmosfera potrebbe cambiare e farsi veramente incandescente. Il fine settimana è data preferita dai guerriglieri sotto la bandiera dell'anarchia e della folgore incastonata nel cerchio. Nel frattempo si stanno preparando.Dal reclutamento si è già passati all'addestramento e sono in tanti quelli pronti a scendere in battaglia contro le forze dell'ordine. Oltre ai manualetti del guerrigliero urbano che girano da tempo sul web, con spiegazioni per le armi «improprie» da usare e da nuove miscele chimiche da lanciare contro la polizia come bottiglie piene di ammoniaca o gasolio già utilizzate in altri campi di scontro come Roma e Bologna, adesso è la volta delle istruzioni in caso di fermo. Il «manualed'uso per la resistenza» è l'ultimo documento partorito dai gruppi anarchici e antagonisti. Poche pagine fatte girare tra i compagni per insegnare «cosa fare in caso di interrogatorio» con tanto di risposte consigliate in caso di fermo. Alcuni esempi. Polizia: «Avete partecipato a questa manifestazione». Risposta: «Non faccio dichiarazioni» o «rifiuto di rispondere a questo tipo di domande». Davanti al vostro rifiuto di parlare, i poliziotti possono minacciarvi di trattenervi fino a quando non confessiate. In realtà potete essere trattenuti un massimo di 24 ore, allo scadere delle quali dovete essere rilasciati o passare davanti ad un giudice. Indicazione su quali sono i propri diritti e come resistere a eventuali «torture». In alcuni casi vengono distribuiti persino moduli prestampati indirizzati al Capo della Polizia per richiedere la distruzione dei dati personali in base alle leggi sulla privacy e alla richiesta di chiarimenti se si è stati ripresi da telecamere di sorveglianza. Accanto a questi «bignami» della resistenza non mancano i consigli su come vestirsi per affrontare gli scontri. Gli «Acab» restano un bersaglio.

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