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Sulla Tav il governo non fa retromarcia

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La polizia sgombera il blocco dei No Tav dell'autostrada A32 Torino Bardonecchia

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Il governo scende in campo. Dopo il terribile incidente di lunedì quando l'attivista dei No Tav Luca Abbà è rimasto folgorato per aver sfiorato i cavi dell'alta tensione e dopo le continue occupazioni di strade e autostrade, due ministri dell'esecutivo Monti hanno deciso di rompere il silenzio: da una parte quello dello Sviluppo e delle Infrastrutture Corrado Passera e, dall'altra, quello degli Interni Anna Maria Cancellieri. Due interventi mirati a definire quelli che sono gli obiettivi che il governo intende perseguire sulla questione Tav e, soprattutto, a specificare quello che sarà il modo con cui si vuole condurre la discussione con i "rivoltosi". E così è proprio Passera a mettere la parola fine alle speranze di quanti avrebbero voluto che il governo bloccasse gli espropri dei terreni: «Il lavoro è in corso e deve continuare nel modo migliore come previsto». Nessuna retromarcia quindi e nessun commento sulla vicenda di Abbà che invece diventa il destinatario delle parole della Cancellieri: «Quello che è successo è un fatto triste e molto grave anche perché tocca una giovane persona». Per questo «ci vuole molto dialogo e una forte riflessione». Una mano tesa per aprire un confronto sereno che, però, non deve essere letto come una possibilità di revisione dell'intero progetto in ballo ci sono «gli interessi della nazione». «Interessi» e «scelte fatte con assoluta coscienza ed attenzione» ai quali non credono gli avvocati del Legal Team No Tav che replicano alle affermazioni della Cancellieri elencano una serie di irregolarità procedurali nell'affidare i lavori come la mancata gara d'appalto «nonostante nella richiesta di finanziamento del 2007 fosse espressamente prevista». Diversità di vedute quindi. Per qualcuno Roma diventa la principale antagonista della Val di Susa, per altri è l'esatto contrario. Un botta e risposta tra istituzioni e manifestanti sul quale i partiti politici hanno voluto prendere posizione. E così c'è chi parla di «rete eversiva» e chi chiede «una moratoria», c'è chi vuole «uno stop agli espropri» e chi vede nella Tav «un'opera strategica». Una divisione netta che, analizzando le varie dichiarazioni, denota, con alcuni distinguo, il sostanziale appoggio all'infrastruttura da parte dei partiti che siedono in Parlamento contro una corale richiesta di "passo indietro" da parte dell'estrema sinistra. «Siamo tutti molto colpiti dall'episodio di ieri - ha dichiarato il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini- ma è chiaro che l'opera debba andare avanti perché è essenziale per non vedere il nostro Paese tagliato fuori dalle grandi rete integrate dell'Europa». Parole riprese dal segretario del Pd Pier Luigi Bersani, che, dopo un messaggio a Luca Abbà, aggiunge: «Si torni al confronto civile, si può essere contrari a quest'opera, ma non cedere in nessun modo a gesti che aprano la strada alla violenza». E se Bersani incita al «confronto civile» l'ex sottosegretario agli Interni Alfredo Mantovano difende l'operato della Polizia e quello della politica dato che, quest'ultima, «ha dei doveri, primo tra tutti quello di dire senza incertezze, che un'opera che è necessaria per lo sviluppo infrastrutturale non soltanto di quel territorio ma di un'intera area europea, va fatta». Determinazione espressa anche dal leader dell'Idv Antonio Di Pietro per il quale «rinunciare alla Tav sarebbe un grande errore ma bisogna trovare un punto d'incontro». Di tutt'altro parere Sel, Rifondazione e Verdi. Per la sinistra radicale infatti l'unica soluzione per risolvere la faccenda è bloccare i lavori. Questo emerge nelle parole di Nichi Vendola per il quale «questa maledetta Tav costa troppo e merita un supplemento di riflessione». Ecco quindi che da Sel la richiesta è quella di una «moratoria» perché «in epoca di crisi bisogna con grande prudenza decidere come investire le risorse pubbliche». Moratoria che diventa un invito al governo a «interrompere immediatamente l'esproprio dei terreni» nelle parole del presidente dei Verdi Angelo Bonelli. Infine pollice verso anche dal segretario di Rifondazione Paolo Ferrero che chiede alla Cancellieri di «interrompere subito la repressione messa in atto dalle Forze dell'Ordine» e di «sospendere i lavori al cantiere della Tav». Sospensioni, moratorie, blocchi, tutto senza logicamente fare i conti con le istituzioni locali che vedono nella Tav una risorsa per il Paese come affermato ieri dal presidente della Regione Piemonte, il leghista Roberto Cota: «L'opera va fatta. Non farlo sarebbe assurdo e farebbe domandare a tanti: cosa andiamo ad investire in un Paese che non è in grado di rispettare gli impegni e di realizzare un'opera così strategica?».

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