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Pronti a una «guerra» di logoramento.

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Laprotesta No Tav non si ferma. Le condizioni di Luca Abbà sono ancora gravi, ma stabili e i «compagni» continuano la sua battaglia. Dopo gli sgomberi della notte scorsa centinaia di manifestanti bloccano ancora una volta l'autostrada A32 Torino-Bardonecchia, all'altezza dello svincolo di Chianocco, e la Statale 25. Nel primo pomeriggio intervengono le forze dell'ordine: decine di blindati dei reparti mobili di polizia e carabinieri fanno breccia nel cuore della protesta. «Pecoroni», urlano i No Tav. «Tanto tra sei ore ci ritroviamo qua - urla in faccia uno di loro a un ragazzo in divisa - il cantiere durerebbe intorno ai 20 anni, fa' un po' i conti: ci vai in pensione vestito così, come uno str...». Qualcuno inizia a lanciare oggetti, sassi. I più aspettano l'arrivo degli agenti a braccia alzate. Una ragazza, imperterrita, continua a suonare il suo violino, strana colonna sonora di sassaiole e cassonetti bruciati. Gli idranti delle forze dell'ordine disperdono i manifestanti. Le ruspe puliscono la strada da masserizie e rifiuti bruciati e consentono il passaggio dei mezzi che devono dare il cambio a chi da ora sta sorvegliando il cantiere. Dopo alcune ore, gli agenti si allontano, la carovana dei blindati riparte. Ecco allora che i No Tav ricominciano la loro battaglia. Segnali stradali, lastre di pietra, calcinacci, chiodi: recuperano tutto. Come formiche riposizionano le barricate. Alcuni ragazzi si sdraiano per terra. la circolazione è di nuovo bloccata: «Non abbiamo capito - spiega il leader del Movimento Alberto Perino, dopo l'ennesima assemblea convocata a Bussoleno - il senso dell'azione militare da parte delle forze dell'ordine. Il nostro blocco va avanti - assicura - ed è il più lungo mai fatto dal Movimento in questi anni di lotta. Siamo pronti a organizzare flash mob e altre azioni improvvise per dare fastidio a chi continua a considerarci alla stregua di un parco giochi o di una riserva indiana da spremere». Nessun dialogo, insomma. Nessuna tregua. Anzi. Chiomonte torna a essere un obiettivo. «Prima poi - promette Andrea, un altro degli organizzatori del Movimento - andiamo a riprenderceli, quei terreni». Non solo Val di Susa. In serata il presidio di una cinquantina di manifestanti rallenta il traffico all'uscita della tangenziale di Torino, nei pressi di Rivoli (tra i manifestanti c'è anche il consigliere regionale del Piemonte Davide Bono, del Movimento 5 Stelle), mentre nel pomeriggio il Freccia Argento Lecce-Roma deve ritardare la partenza di 50 minuti: in 20 si sdraiano sui binari. Nel frattempo è stato rinviato a oggi a mezzogiorno, in prefettura a Torino, l'incontro, inizialmente previsto per ieri, dei sindaci della Val di Susa che si oppongono alla Tav, con il prefetto Alberto Di Pace. Politica e istituzioni, insomma, tentano la mediazione. Per le strade e sui binari di tutta Italia, invece, la «guerra» continua. E anche, in ospedale, a Torino, stretto dall'affetto di amici e parenti, c'è chi - adesso - è costretto a combattere sul serio.

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