La scuola cattolica rischia il salasso

Nessuna protesta ufficiale per l'emendamento del premier Mario Monti, inserito di suo pugno nel dl semplificazioni fiscali approvato dal consiglio dei ministri venerdì scorso, ma solo il timore che la scure fiscale sulle esenzioni Ici-Imu al non-profit, e quindi ai beni ecclesiastici, si abbatta sul sistema di istruzione religiosa. La norma, se non chiarita, potrebbe avere effetti deleteri per l'aggravio che potrebbe avere sul particolare settore delle scuole paritarie, specie quelle per l'infanzia. In molte rischiano la chiusura. «Il cambio e il dubbio», «Cambio con incognite», hanno strillato ieri i titoli di Avvenire, quotidiano dei vescovi italiani, per esprimere la fibrillazione in atto nel mondo cattolico, e soprattutto l'esplicita «attesa per l'interpretazione» del provvedimento. Da una parte, il giornale della Conferenza episcopale italiana ha sottolineato che l'atteso e «utile» emendamento arriva a sgombrare il campo dalle ambiguità. «Rispetto al passato sembra cambiare poco. Per gli immobili a uso commerciale si pagherà domani come si pagava ieri. Chi evadeva l'imposta avrà meno scappatoie», ha riconosciuto Avvenire. «Ma soprattutto un ente non profit, quando svolge in un suo immobile un'attività solo parzialmente commerciale, pagherà l'imposta non per l'intero immobile, ma per la parte adibita ad attività commerciale», ha spiegato. A restare «con il fiato sospeso», in attesa che l'applicazione venga chiarita, sono piuttosto «le scuole paritarie, non statali, che svolgono un servizio pubblico», soprattutto, ha rimarcato ancora il giornale dei vescovi, «le innumerevoli scuole dell'infanzia, che già oggi vivono di stenti». «Un'imposta in più sarebbe per loro il colpo di grazia», è il drastico allarme, che riguarda anche, più in generale, «gli innumerevoli servizi che il non profit - cattolico e di ogni fede, orientamento, colore - svolge in Italia a servizio della collettività. Servizi pubblici che comportano forme di attività commerciale, ossia soldi che entrano ed escono, com'è inevitabile quando si erogano servizi. E se «la solidarietà e la sussidiarietà saranno tassate», questo sì che «sarebbe un autogol, una forma di autolesionismo tanto smaccata che neppure vogliamo pensarci». La «viva preoccupazione» degli istituti religiosi è stata espressa ieri anche dal salesiano don Alberto Lorenzelli, presidente della Conferenza Italiana Superiori Maggiori (Cism), in occasione di un convegno in Campidoglio sulle opere sociali della Chiesa. «Tale nostro stato d'animo - ha dichiarato Lorenzelli - non è espressione di malinconica perdita di privilegi, bensì di preoccupato sguardo sulla futura continuazione delle nostre numerose opere, che ricevevano dallo Stato adeguato riconoscimento per l'opera sociale compiuta a beneficio dei cittadini». «Chiediamo pertanto alle nostre istituzioni pubbliche - ha aggiunto - di considerare questo dato nell'adempimento dell'iniziativa legislativa che si vuole intraprendere nell'introdurre la tassazione dell'Imu verso i nostri beni immobili». Nello stesso convegno, cui è intervenuta anche il ministro Elsa Fornero, il segretario di Stato vaticano cardinale Tarcisio Bertone, ricordando i circa «15 mila servizi» sanitari e socio assistenziali con cui le opere della Chiesa contribuiscono al welfare italiano, ha richiamato la politica a «garantire a tutti» la giustizia sociale «ciascuno nel rispetto della sussidiarietà». Dell'emendamento sulle esenzioni Ici-Imu, intanto, parla anche l'Osservatore Romano nell'edizione di stamattina, senza formulare alcuna valutazione, all'interno di un breve testo dal titolo che non si potrebbe più distaccato: «Nuove misure del Governo italiano in tema fiscale». Un riconoscimento pieno e autorevole al «contributo rilevante» dato dalla Chiesa allo sviluppo del Paese con le innumerevoli e ramificate attività di assistenza, cooperazione ed educazione è venuto ieri dal Capo dello Stato Giorgio Napolitano e dai presidenti della Camera e del Senato Gianfranco Fini e Renato Schifani.