Il processo Mills finisce in prescrizione
La corsa è finita. Il tempo, scaduto. Non è bastato affollare il calendario di udienze, accartocciare e buttare nel cestino lunghe liste di testimoni (della difesa, ovviamente), azzardare calcoli improbabili e interpretazioni fantasiose pur di arrivare al traguardo. La pubblica accusa è arrivata tardi. I giudici della decima sezione penale del Tribunale di Milano hanno dichiarato il non doversi procedere per intervenuta prescrizione nel processo in cui Silvio Berlusconi era accusato di aver corrotto l'avvocato inglese David Mills. Il Cav sceglie di non presentarsi in Aula. Segue l'udienza attraverso i suoi avvocati. Da Roma prima, dalla Sardegna poi. È teso, vola a Milano a vedere il suo Milan solo dopo il verdetto. In tribunale, tutto va come previsto. Dopo le arringhe di Niccolò Ghedini e Piero Longo e una breve pausa caffè dopo le 11.30 (perché «alle 12 il bar del Tribunale chiude», spiega la Corte) i giudici si ritirano in Camera di consiglio. Francesca Vitale, Antonella Lai e Caterina Interlandi - le tre donne che hanno in mano le sorti dell'ex premier - danno appuntamento alle parti alle 15. Bastano loro due ore e mezza, infatti, per stabilire che il reato è prescritto. È una sentenza che «seppur non ci soddisfa non ci dispiace del tutto», commenta Ghedini. «Riteniamo che ci fossero gli elementi per ottenere un proscioglimento nel merito, ma visto che siamo a Milano e l'imputato è Berlusconi, la prescrizione può essere vista come una grande vittoria», gli fa eco Longo. Fabio De Pasquale, il pm che da dieci anni "insegue" il Cav, è affranto. «È inutile commentare», è l'unica frase che affida ai cronisti prima di lasciare l'Aula. L'accusa, però, non si arrenderà. In procura fanno sapere che il ricorso contro il verdetto è molto probabile: i calcoli sulla prescrizione, a loro avviso, non tornano. I giudici, da quanto si è saputo, nel dichiarare l'estinzione del reato, hanno individuato come data della presunta corruzione l'11 novembre 1999: la stessa indicata dalla Cassazione nella sentenza a carico dell'avvocato d'affari inglese. La Suprema Corte ha spiegato, infatti, che quel giorno «Mills, in proprio, e non come gestore del patrimonio altrui, fornisce istruzioni per il trasferimento dei circa 600 mila dollari dal fondo di investimento Giano Capital al fondo Torrey». I giudici milanesi hanno dunque sommato a quella data i 10 anni del termine indicato per legge e poi gli oltre due anni in cui la prescrizione è stata sospesa (per cinque volte in totale), in attesa, in due occasioni, delle decisioni della Consulta (sul Lodo Alfano e sulla legge sul legittimo impedimento). Il collegio è arrivato così a ritenere, da quanto si è saputo, che la prescrizione è scattata tra il 15 e il 18 febbraio scorsi. Per il pm, invece, ci sarebbe ancora tempo, perché la prescrizione scatterebbe il 3 maggio, con la possibilità di arrivare anche fino a metà luglio, considerando il reato commesso il 29 febbraio 2000. Nei suoi calcoli, poi, il pm parte dal presupposto che le sospensioni della prescrizione, in attesa delle due decisioni della Consulta, sono terminate solo quando il dibattimento è ripreso. I giudici, invece, da quanto si è saputo, avrebbero ritenuto, in base alla giurisprudenza della Cassazione, che la prescrizione torna a decorrere quando la sentenza della Corte Costituzionale viene pubblicata in Gazzetta Ufficiale. Valuteranno se ricorrere in appello anche i legali di Berlusconi: «Crediamo che ci siano tutti gli elementi per l'assoluzione spiega Ghedini - leggeremo le motivazioni e decideremo». Certo lo scoglio dei 90 giorni per il deposito della sentenza appare insuperabile nella prospettiva di celebrare un dibattimento di secondo grado e le parti sembrano consapevoli che la partita si è praticamente chiusa quando - immortalata da uno schieramento di telecamere e fotografi, con operatori anche in piedi sui banchi, e tanti cronisti stranieri pronti a riprendere e a immortalare quell'attimo che in un baleno ha fatto il giro del mondo - con la voce rotta dall'emozione, il giudice Vitale, in pochi secondi, in base all'articolo 531 del codice di procedura penale, ha dichiarato il «non doversi procedere per estinzione del reato» a causa dell'intervenuta prescrizione. In serata, anche David Mills commenta la sentenza: «Sono molto contento, una condanna sarebbe stata scorretta - ammette - Non è il miglior risultato ma è molto meglio di una condanna, e soprattutto - aggiunge - l'importante è che dopo 16 anni sia finito tutto». Già, è tutto finito. Dopo dieci anni di indagini e cinque di udienze, cala il sipario - almeno per un po' - sul processo Mills. Non sui guai giudiziari di Berlusconi, però: a Milano gli restano ancora da affrontare i dibattimenti sui casi Mediaset, Ruby e Unipol. De Pasquale e compagni vorranno rifarsi. Saranno altre battaglie, altre polemiche, altri referendum pro o contro il Cav. E sarà come tornare al passato. Visto che ieri, almeno per un giorno - i professori non ce ne vogliano - siamo ritornati tutti tifosi.