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La sentenza allunga la vita del governo

Il premier Mario Monti

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Non è certo il tratto distintivo del suo carattere, ma bisogna riconoscerlo. Forse un po' nascosta dalla sobrietà del suo loden Mario Monti mostra una certa audacia. Ora la saggezza popolare ci ha insegnato che la fortuna arride agli audaci. Ergo, possiamo a ragione dire che il premier è un uomo fortunato. Perché in pochi lo dicono apertamente, ma il vero beneficiario della sentenza del tribunale di Milano non è Silvio Berlusconi che (pur insoddisfatto per la mancata assoluzione) ha evitato la condanna, ma il Professore che ora può guardare con serenità al traguardo del 2013. In fondo il processo era un'eredità del passato, quando la politica si divideva, ancor prima che in centrodestra e centrosinistra, in berlusconiani e antiberlusconiani. Oggi al contrario, tolta qualche eccezione, i partiti dialogano, si confrontano, portano avanti progetti di riforma. Insieme. Un esito diverso della vicenda Mills avrebbe solamente riacceso vecchi focolai. Sarà un caso, ad esempio, che il Terzo Polo abbia limitato i propri commenti ad un laconico «le sentenze si rispettano» senza entrare nel merito della vicenda? Sarà un caso che la parte più riformista del Pd (da Walter Veltroni a Enrico Letta) abbia preferito restare in silenzio? Mentre Marco Follini su Twitter commentava: «La quantità di commenti sulla prescrizione di Berlusconi ci fa tornare a quattro mesi fa. Solo per un giorno, spero». Forse sono solo coincidenze. Ma l'impressione è che ormai si sia entrati in una fase nuova. Il Cavaliere ha fatto un passo indietro e non è più il "nemico" da abbattere ad ogni costo. Inutile accanirsi e soprattutto meglio evitare scossoni che impediscano a Monti di portare a compimento la sua missione. Sembrano averlo capito anche i giudici che in questi mesi sono stati, probabilmente, gli "alleati" più affidabili del governo. Basterebbe ricordare cosa è accaduto sul referendum che doveva modificare la legge elettorale. Una spada di Damocle sulla testa dell'esecutivo. Se la Consulta avesse ammesso i due quesiti, infatti, il voto anticipato sarebbe stata la diretta conseguenza. E l'esperienza governativa dei tecnici si sarebbe conclusa dopo pochi mesi dall'inizio. Questo non significa che la Corte Costituzionale abbia agito su commissione. Ma con la decisione di respingere i referendum, lo scorso gennaio, ha tolto il problema dal tavolo. Non a caso Antonio Di Pietro, tra coloro che avevano contribuito a raccogliere il milione e 200mila firme di cittadini anti-Porcellum, non riuscì a trattanersi è attaccò: «Quella della Corte non è una scelta giuridica, ma politica per fare piacere al capo dello Stato, alle forze politiche e alla maggioranza trasversale e inciucista che appoggia Monti, una volgarità che rischia di farci diventare un regime». Ieri è arrivato un altro piccolo "regalo". Certo, dopo la lettura della sentenza, non sono mancate le polemiche. Ma nulla che sembra poter mettere a rischio la sopravvivenza dell'esecutivo. E anche stavolta uno dei commenti più maliziosi arriva dal partito di Tonino con Silvana Mura che su Twitter scrive: «A #supermarioprof va sempre l'acqua per l'orto. #Prescrizione Berlusconi fomenta polemiche e distoglie attenzione da dl fiscale deludente». Insomma non solo una garanzia sul futuro, ma anche un modo per togliere da sotto i riflettori la promessa non mantenuta dal Professore: tagliare le tasse. Ora non resta che rimettersi al lavoro. Le "eredità" del passato sono terminate. E forse non è un caso che, soprattutto il centrodestra, stia pensando di tenere Monti a Palazzo Chigi anche dopo la scadenza naturale del 2013. Con lui regna l'armonia e anche i giudici, tutto sommato, sembrano esser diventati più "buoni". Forse il premier è solo fortunato. Ma come diceva Nietzsche, «anche per i più grandi uomini di Stato fare politica vuol dire improvvisare e sperare nella fortuna».

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