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"La mia generazione si faccia da parte"

Silvio Berlusconi a Marsiglia per il congresso del Ppe

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«Tutta la mia generazione deve fare un passo indietro e lasciare spazio ai più giovani». Silvio Berlusconi, classe 1936, fa un passo indietro. Non ne vuole più sapere di combattere in prima linea e all'alba dei 76 anni (li compirà il 29 settembre), anticipa, in un'intervista all'agenzia spagnola Efe, il suo progetto per il futuro: «Mi presenterò per il Parlamento, ma non mi candiderò alla presidenza del Consiglio. Il Popolo della Libertà, il partito che ho fondato, ha eletto all'unanimità come Segretario un giovane bravissimo, Angelino Alfano, che ha 35 anni meno di me. Tutta la mia generazione deve fare un passo indietro e lasciare spazio ai più giovani». Un appello che il Cav estende a tutto il mondo della politica ribadendo che per sé vorrà ritagliarsi un ruolo di padre fondatore: «Darò il mio contributo alla campagna elettorale quando la parentesi del governo tecnico si chiuderà e quando riprenderà il corso normale della democrazia. Ripeto: non è mia intenzione candidarmi per la sesta volta a fare il presidente del Consiglio. Questo non significa che verrà meno il mio impegno, in altri modi e forme, per realizzare il traguardo che continuo a coltivare di un'Italia veramente democratica e libera». Il nuovo corso del Pdl partirà quindi da queste parole alle quali Silvio Berlusconi ha fatto seguire una serie di considerazioni che vanno a dettare le linee guida del partito per i prossimi mesi che saranno dettati da un «leale» e duraturo sostegno al governo Monti. E non solo. Il Cav farà anche il tifo affinché questo possa servire a far sentire più forte la voce dell'Italia in Europa e a portare avanti tutte le riforme avviate per la crescita, a cominciare da quella del lavoro. E così, dopo aver precisato di non avere pregiudizi nei confronti di Monti (fu lui a sceglierlo nel '94 come commissario europeo) ribadisce di essere stato in prima persona ad aver fatto un passo indietro per consentire al senatore a vita di governare «pur avendo ancora la maggioranza nei due rami del Parlamento» e senza essere stato sfiduciato. «L'ho fatto - sottolinea - per senso di responsabilità e per senso dello Stato, per togliere pretesti a chi speculava sull'Italia». In più, il Cavaliere sottolinea come le misure intraprese dal nuovo esecutivo siano in continuità con quelle messe a punto dal suo governo: molte non riuscì a condurle in porto anche per la contrarietà dei suoi alleati come accadde per l'articolo 18, nel quale «noi proponemmo di modificarlo almeno per i nuovi assunti - ricorda - ma la reazione, soprattutto dei sindacati, fu furibonda». Il Cavaliere spazia poi a 360 gradi su quelli che sono i temi di attualità. Attacca i magistrati definendo i processi contro di lui come «strumentali e gli italiani lo sanno, altrimenti non avrebbero continuato a votarmi». Poi rincara: «C'è stata ed è tuttora in corso una campagna di calunnia, di persecuzione giudiziaria e di diffamazione a livello internazionale nei miei confronti condotta per fini politici da una casta di magistrati ideologicamente orientati e di organi d'informazione politicamente schierati». Berlusconi intanto, tra uno sfogo e una mano tesa al governo, manda un chiaro messaggio al Carroccio: «Per il futuro, confido che con la Lega si possa avere una forte e leale collaborazione a tutti i livelli, com'è stato durante il governo da me presieduto e come continua a essere in molte amministrazioni locali. Mi auguro che anche l'onorevole Casini e il suo partito, che é con noi in Europa nel Partito Popolare Europeo, abbiano la saggezza di capire che in Italia i moderati sono la maggioranza, ma vincono solo se restano uniti». Tornando poi sulla posizione tenuta dalla Lega dall'inizio del governo Monti, Berlusconi ha spiegato: «Oggi la Lega vuol dimostrare la sua identità e ha una posizione diversa dalla nostra anche riguardo al governo nazionale. Questo non significa la fine della nostra alleanza. In questi anni, se un merito l'ho avuto é stato quello di riuscire a unire le diverse anime dei moderati italiani, dando così stabilità al sistema politico e provocando cambiamenti profondi nella stessa sinistra. Prima di me, gli esecutivi duravano in media undici mesi». Eppure la Lega sembra aver fatto orecchie da mercante e questa volta è proprio il senatore Roberto Calderoli a infrangere le aspettative del Cav: «Visto che Berlusconi vuol continuare a sostenere un governo che affama il popolo, allora l'alleanza con noi è da considerarsi morta e sepolta perché la Lega sta dalla parte del popolo». Ale. Ber.

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