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Sabato la sentenza sul Cav

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Combo con David Mills e Silvio Berlusconi

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Nessuna «indebita» anticipazione di giudizio. Con questo motivo la Corte d'Appello di Milano ha bocciato l'istanza di ricusazione presentata da Silvio Berlusconi nei confronti dei giudici che lo stanno processando per il caso Mills. Giudici che sabato prossimo, dopo la conclusione delle arringhe difensive ed eventuali dichiarazioni spontanee dell'ex premier, salvo nuovi colpi di scena, dovrebbero entrare in camera di consiglio per uscire o con una sentenza di merito o di proscioglimento per intervenuta prescrizione del reato di corruzione in atti giudiziari. Ad avviso della Corte, che ha condannato il leader del Pdl a versare 1.500 euro di ammenda, «si esclude la configurabilità di una indebita anticipata manifestazione di convincimento da parte» del collegio composto dal presidente Francesca Vitale e da Antonella Lai e Caterina Interlandi. Questo perché l'ordinanza dello scorso 26 gennaio (con cui sono stati revocati tre testi) e altre precedenti, dalle quali per l'ex capo del governo emerge «una pacifica anticipazione di giudizio», non hanno invece, secondo i magistrati d'appello, un valore «decisorio», ma «ordinatorio» finalizzato cioè alla prosecuzione del dibattimento. E ancora: «L'ordinanza in tema di prove - si legge nel provvedimento - non può assumere alcun rilievo sotto il profilo di anticipata manifestazione di convincimento» e non può essere contrastata con una ricusazione, ma semmai impugnata assieme alla sentenza, in altri gradi di giudizio. La Corte d'Appello, presieduta da Marta Malacarne, in linea con l'Avvocato Generale Laura Bertolè Viale, che ha chiesto di dichiarare inammissibile o di respingere nel merito la dichiarazione di ricusazione proposta da Berlusconi, ha voluto inoltre ribadire come i provvedimenti del collegio del processo Mills rientrino nell'esercizio delle funzioni del Tribunale. Ad esempio, il «dovere di disciplina dell'udienza» e il portare a termine un dibattimento prima della prescrizione. Berlusconi e i suoi difensori, gli avvocati Niccolò Ghedini e Piero Longo, che hanno invece parlato di sentenza di condanna «già scritta» e hanno protestato per il taglio dei testimoni da loro citati, lamentando una palese «violazione del diritto di difesa», non è escluso che ricorrano in Cassazione contro il provvedimento. Con la decisione dei magistrati d'appello il Tribunale di Milano sabato prossimo dovrebbe mettere un punto fermo al processo di primo grado che, tra una sospensione e l'altra, i molti rinvii e le polemiche, e lo stralcio della posizione di Berlusconi, si è trascinato per cinque anni. Infatti, fra tre giorni, dopo la requisitoria con cui la scorsa settimana il pm Fabio De Pasquale ha chiesto di condannare Berlusconi a 5 anni di carcere in quanto, a suo dire, ci sono le prove della corruzione di David Mills (il versamento di 600 mila dollari in cambio di dichiarazioni reticenti ai processi per le mazzette alla Gdf e All Iberian), dovrebbero concludere le difese. Per gli avvocati Ghedini e Longo, il legale inglese non fu un teste «comprato» e il denaro in realtà proveniva dall'armatore Diego Attanasio e non dal fondatore di Fininvest. Dopo di che sono attese la camera di consiglio e la decisione: o sentenza di merito o proscioglimento per prescrizione. Prescrizione che per i legali dell'ex premier è già scattata mentre per il pm e per l'avvocato di parte civile è ancora lontana. intervenuta. F. B.

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