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Monti rafforza l'asse con Napolitano Avanti tutta con le riforme

Giorgio Napolitano e Mario Monti

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Un lungo pranzo di lavoro al Quirinale per fare il punto di un passaggio cruciale per il governo. Il rapporto con i partiti, alla vigilia di tre provvedimenti basilari come liberalizzazioni riforma fiscale e riforma del mercato del lavoro, sta mostrando le prime crepe. E Mario Monti è salito poco prima dell'una al Colle per un lungo colloquio con Giorgio Napolitano. Innanzitutto il premier, riferiscono fonti parlamentari, ha ringraziato il Capo dello Stato. Da giorni, infatti, Monti si era mostrato preoccupato per l'iter del dl semplificazioni, ancor più che per il dl milleproroghe. Ma le parole del Presidente hanno riportato un po' di sereno. Dai partiti, infatti, e soprattutto da Pdl e Pd, sarebbe giunta più di una rassicurazione sul fatto che nessuno vuole bloccare o frenare le liberalizzazioni. Un richiamo, quello del Capo dello Stato sull'eccesso di emendamenti, che potrebbe aver sortito buoni risultati. Dal Pdl, infatti, fanno sapere di raccogliere con senso di resposabilità le parole del Capo dello Stato e concordano circa la necessità di chiudere in tempi brevi l'esame delle liberalizzazioni senza stravolgere il decreto governativo. Questo ovviamente, per i vertici pidiellini, non deve significare stravolgere il ruolo del Parlamento e dei gruppi parlamentari e dunque anche l'esecutivo deve sentire la responsabilità di evitare un ricorso eccessivo alla decretazione d'urgenza e alla questione di fiducia. Dal Pd, parallelamente, non leggono il richiamo di Napolitano come un messaggio ai partiti a limitare gli emendamenti anche perchè, visto che quello di Monti è un governo tecnico, è naturale che il Parlamento abbia un margine di manovra. «Non c'è nessun malumore» all'interno del Partito Democratico, ha assicurato il segretario Pier Luigi Bersani. «Il problema è mettere in equilibrio un uso dei decreti, che deve essere anche da parte del governo rigoroso, e un ruolo del Parlamento che non deve esondare dalla materia dei decreti». Sulla stessa linea il vicesegretario del partito Enrico Letta: «Non c'è nessuna dialettica tra Partito Democratico e il presidente Napolitano, bisogna mettere fine a un processo legislativo caotico e tornare alla Costituzione». In mattinata il presidente Napolitano aveva ricevuto il viceministro Vittorio Grilli e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Antonio Catricalà. Da loro aveva ascoltato un resoconto dettagliato sui vari capitoli del decreto sulle liberalizzazioni, sui diversi aspetti, sulle ricadute per i diversi settori e su costi e benefici che l'esecutivo si attende. Durante il pranzo, invece, il premier aveva annunciato al Capo dello Stato i diversi paragrafi del decreto di semplificazione fiscale che avrebbe portato in Consiglio dei ministri da lì a poco ed avrebbe anche annunciato la presentazione dell'emendamento sull'Imu per i beni ecclesiastici commerciali. Sullo sfondo il terzo provvedimento che attende il governo, la riforma dela mercato del lavoro. Un dossier delicatissimo, su cui si deve trovare un difficile equilibrio tra le istanze dei sindacati, quelle delle imprese e quelle dei partiti.   Su tutto il Capo dello Stato più volte è intervenuto, senza però voler interferire, confidando in un «accordo valido» tra governo e parti sociali, che abbia come stella polare «l'accrescimento della produttività» e l'occupazione giovanile. Servono dunque riforme, ha spiegato pochi giorni fa Napolitano, perchè «la coesione sociale è importante per la crescita del Paese e non significa immobilismo, ma mettere in piedi un sistema di welfare e sicurezza sociale diverso da quello che è stato creato in passato». Al Quirinale si sottolinea che la visita di Monti è una prassi che viene prima del varo di provvedimenti importanti in Consiglio dei ministri. E conferma la sintonia tra Napolitano, che ha sempre esortato alla coesione e al dialogo costruttivo, e l'azione del governo verso riforme ritenute da tutti necessarie per uscire dalla crisi. L.D.P.

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