I Professori non si sentano infallibili
Non vogliamo rovinare la luna di miele tra governo e Paese ma diventa difficile procedere sull'onda «dell'ipse dixit». Abbiamo detto e ripetuto che non c'è alternativa a Monti e che lo stesso ha già conseguito successi significativi sul piano internazionale e su alcune riforme fondamentali come quella della previdenza. Detto questo, però, alcuni dubbi ci vengono sotto il profilo politico e su quello legislativo. Partiamo da quest'ultimo confessando subito la nostra ignoranza. Non sapevamo che un pilastro della concorrenza fosse il trasferimento dai sindaci alla novella autorità dei trasporti del potere di definire quanti taxi servono a Crotone o a Benevento, a Verona o a Firenze, a Napoli o a Roma. C'è forse un analogo esempio in Europa o, invece, è solo una bandiera un po' risibile che il Governo sventola per testimoniare la sua "purezza" ideologica nel settore delle liberalizzazioni che pensavamo, nella nostra ignoranza, fosse tutta un'altra cosa? Avendo fatto le scuole serali avevamo l'idea che settori nei quali c'è la regolamentazione dei prezzi, degli orari e dei turni, il mercato e la concorrenza falliscono. Se si eliminassero i prezzi amministrati e la disciplina di orari e turni allora, sì, mercato e concorrenza dilagherebbero ma gli utenti sarebbero esposti a rischi gravissimi perché se prendere un taxi o entrare in farmacia alle dodici di un giorno sarebbe più facile e meno costoso, dalle venti in poi il dramma di un prezzo esagerato per un taxi o la ricerca di una farmacia aperta sarebbe difficilissimo. Ma i professori, invece, sostengono che aumentare il numero di farmacie e dei taxi sia, di per sé, un calmiere non si sa di che cosa. Alla stessa maniera costringere un pensionato da 1500 euro mensili ad aprire un conto corrente per riscuotere la pensione mettendogli poi sulle spalle l'onere bancario dopo avergli tolto l'adeguamento all'inflazione immaginavamo fosse un piccolo input recessivo e per giunta inutile. Ma davvero i professori pensano che la lotta all'evasione si fa complicando la vita a milioni di pensionati e non, invece, con le moderne tecniche con cui l'agenzia delle entrate sta operando? E ancora, davvero la separazione della proprietà tra Eni e Snam rete gas è un elemento essenziale per la concorrenza? Nella nostra ignoranza pensavamo che la disciplina dell'accesso ai gasdotti fosse essa l'elemento cardine per la concorrenza tra gli operatori della distribuzione e non certo il cambio di proprietà. E ancora. Semplificazione e concorrenza, ad esempio, si onorano eliminando alcuni obblighi che costringono il cittadino a rivolgersi al notaio piuttosto che aumentare il numero dei notai. Potremmo continuare ancora segnalando altre fumosità delle conquiste liberalizzatrici del provvedimento all'esame del Senato ma ci fermiamo qui dando atto ai gruppi parlamentari dell'opera di correzione di un testo scritto da chi è alle prime armi nell'attività legislativa. Ed infine un apprezzamento ed uno sconcerto. La lettera dei 12 paesi, tra cui l'Italia, l'Olanda e la Gran Bretagna, scritta agli altri partner europei assunta su iniziativa proprio del nostro Presidente del consiglio, pone a tutta l'Unione il tema della crescita, il vero grande dramma dell'Italia e dell'Europa, indicando anche alcune direttrici di marcia. Ma come si concilia questa giusta iniziativa europea con i comportamenti tenuti a casa nostra quando, ad esempio, il Governo continua a non pagare i propri fornitori (oltre 70 miliardi) rischiando l'asfissia di migliaia di imprese già sofferenti per le difficoltà del credito bancario? E perché lo Stato che giustamente aggredisce i debitori dell'erario non paga i propri debiti? È uno Stato di diritto quello che usa criteri diversi verso il cittadino a seconda se deve incassare o pagare? Ed infine quando verrà chiamata la grande ricchezza del paese a fare un po' di sacrifici come hanno fatto il ceto medio e milioni di famiglie che sono borderline tra sicurezza e povertà? Noi siamo pervicacemente al sostegno di Monti e della sua squadra ma li mettiamo in guardia da una tentazione (ed è qui lo sconcerto), quella di ritenersi possessori unici della verità spesso anche contro il banale buon senso e di immaginare il Parlamento come un fastidio da sopportare per un democraticismo di maniera. Sarebbe un errore grave così come è un errore livellare stipendi del top management pubblico senza intaccare con il fisco gli osceni guadagni nel settore privato dove la forbice tra il trattamento economico dei dipendenti e quello dei vertici manageriali è divenuta veramente drammatica. Il paese ha certo bisogno di sobrietà, di compostezza e di rigore ma anche di buon senso e di lucidità per riprendere a crescere.