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Fornero: avanti anche senza il Pd

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Elsa Fornero, ministro del Lavoro e delle Politiche sociali

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«Il governo andrà avanti con o senza l'ok del Pd». Al ministro del lavoro Elsa Fornero non è andato giù l'aut aut lanciato dal segretario del Pd Pier Luigi Bersani e ieri ha replicato a tono. «Penso che anche il Pd possa votare una buona riforma del lavoro, ma se ci sarà accordo solo su una riforma che il Governo non giudica buona, il governo si assumerà la responsabilità di andare avanti e il Parlamento si assumerà la responsabilità di appoggiarlo o meno». Ci ha pensato in serata il suo portavoce a alleggerire i toni. «Il ministro non ha parlato di mancato accordo dei partiti, che è tecnicamente indispensabile per varare la riforma in Parlamento. Il ministro auspica quindi che il Parlamento possa esprimere il suo consenso su una buona riforma, a prescindere che sia o meno raggiunto un accordo con le parti sociali». È un modo per ribadire la determinazione del governo a mandare in porto la riforma anche senza i sindacati e per sollecitare il Pd a non farsi condizionare dalla posizione della Cgil. Ma Bersani insiste che il Pd «sosterrà una buona riforma», convinto che i requisiti essenziali siano «innovazione e coesione sociale». Il segretario si sente in bilico tra l'anima laburista e filo-Cgil, rappresentata, oltre che dal responsabile economico Stefano Fassina, da esponenti di peso come l'ex ministro Cesare Damiano, e l'ala montiana, che vede una saldatura nuova tra l'area di Enrico Letta e quella di Walter Veltroni. E in questo equilibrismo Bersani non è contrario alla partecipazione di esponenti del partito alla manifestazione della Fiom. Chi parteciperà al corteo Fiom, come Cesare Damiano, non vede alcuna contraddizione tra un corteo al fianco dei metalmeccanici e l'appoggio al governo Monti «perchè altrimenti vorrebbe dire che non possiamo criticare il governo ed invece io lo faccio con spirito costruttivo». Che poi è la posizione che Bersani esprime con i suoi: il Pd «sta dove stanno i lavoratori e quindi, se condividiamo la piattaforma, non c'è nulla di male a stare là dove c'è un'occasione di mettere le orecchie a terra sui problemi». La bussola del leader Pd resta la lotta alla precarietà e la necessità di contemperare nuove regole sui contratti con l'urgenza di creare nuovi posti di lavoro. Punti che Bersani ribadisce a piè sospinto con il governo. Il vice-segretario del Pd Enrico Letta, mette in guardia da «maggioranze a la carte» e ribadisce che il «Dna di questa maggioranza è che tutte le riforme vanno votate a tre, e quindi devono essere convincenti per tutti e tre i pilastri del Governo». Ma a incalzare la Fornero ci sono anche i sindacati. Il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, ha invitato il ministro a «una maggiore «cautela» altrimenti c'è il rischio di una «controriforma». Poi sparge ottimismo. «L'accordo c'è, ci sarebbe già perché c'è una condivisione forte e una importante ridefinizione e rimodernazione degli impianti che abbiamo». Se il Governo procedesse da solo «si rischierebbe una situazione imbarazzante». In primo piano ci sono sempre l'articolo 18 e gli ammortizzatori sociali. Fornero ha ricordato che la questione della flessibilità in uscita «non può essere messo da parte. E quindi se ne parlerà ma senza mettere in difficoltà nessuno». Quanto agli ammortizzatori, fermo restando che «non ci sono molte risorse» il ministro ha insistito sulla tempistica. «Nessuno ha mai sostenuto che la riforma andrà in vigore nel 2012 e nemmeno nel 2013. C'è bisogno di gradualità per costruire gli ammortizzatori universali». «Non basta cambiare le regole del lavoro per far crescere l'economia - ha proseguito -, ma speriamo che questo serva ad attrarre investimenti, non solo italiani ma anche stranieri». Ma se il problema è quello delle risorse, la Uil suggerisce di far entrare nella trattativa anche il tema dei fondi europei che l'Italia spende in minima parte. Appena il 17,4% delle risorse a disposizione mentre ci sarebbero risorse non spese ancora per otto miliardi. Secondo la Uil si potrebbero incentivare ogni anno ulteriori 210 mila contratti di apprendistato, 50 mila tirocini ed estendere gli ammortizzatori a tutti i lavoratori.

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