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Umberto I, fuori i primari del Pronto soccorso

Pronto soccorso

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Mentre al Policlinico Umberto I di Roma cadono le prime teste, la Procura avvia gli interrogatori per fare chiarezza sulla situazione dei Pronto soccorso degli ospedali della Capitale. La governatrice Renata Polverini ieri ha avuto un lungo summit con il direttore generale dell'Umberto I Antonio Capparelli. Nella sede della Regione si è poi svolta nel pomeriggio un'altra riunione con alcuni manager delle aziende ospedaliere e sanitarie romane per discutere della situazione dei Dea. Presenti lo stesso Capparelli, Camillo Riccioni (Asl Roma A), Aldo Morrone (San Camillo Forlanini), Rosalba Buttiglieri (facente funzione Asl Roma D), Antonio De Santis (Ares 118), Vittorio Bonavita (Asl Roma B), Gianluigi Bracciale (San Giovanni), Enrico Bollero (Tor Vergata), Paola Corradi (Sant'Andrea) e Domenico Alessio (San Filippo Neri). Il vertice, convocato dopo i casi dei pazienti curati in terra al San Camillo e della donna rimasta quattro giorni legata a una barella in attesa di un posto letto all'Umberto I, è durato circa due ore. Nel corso della riunione Capparelli ha disposto un provvedimento di sospensione dalle funzioni per 90 giorni di due dirigenti del Dea Policlinico. A essere sospesi sono stati il direttore del Pronto soccorso Claudio Modini - che ieri ha precisato che la donna legata alla barella non era in coma, contrariamente a quanto aveva affermato lunedì - e il coordinatore dell'area medica Giuliano Bertazzoni. Il provvedimento sarà trasmesso al rettore de La Spienza Luigi Frati, poi si procederà alla nomina per la durata di 90 giorni di un dirigente medico. Dura la reazione di Modini: «È una decisione ingiusta che andrà motivata. Ho sempre fatto tutto quello che era il mio dovere. Ho provato a sentire Capparelli ma è irraggiungibile. Parlerò di certo con il rettore Frati. È stata una clamorosa ingiustizia, io ho messo la faccia e il nome a difesa del mio ospedale, ma non ho sentito lo stesso impegno da parte di altri». «Capparelli ha preso questo provvedimento perché ha ritenuto che dal punto di vista organizzativo c'erano stati problemi. Ho sempre detto che la paziente è stata curata bene. Sicuramente una paziente in quelle condizioni e con quella patologia doveva essere spostata in un luogo più degno. La responsabilità è del direttore e prendo atto del suo provvedimento», ha spiegato dal canto suo la Polverini, che ha anche detto: «Ciascuno si deve assumere le proprie responsabilità. Se c'è qualcuno che ha sbagliato deve pagare. L'emergenza nei Pronto soccorso c'è ogni anno in coincidenza con il picco influenzale. Paghiamo l'assenza di medici di base e di strutture sul territorio. Rispetto ai problemi di questi giorni si può parlare sicuramente di un problema organizzativo». La Regione aveva siglato un accordo coi medici generali per aprire dal 16 gennaio ambulatori per il percorso veloce anti-influenza per decongestionare i Dea. «Abbiamo richiamato alle proprie responsabilità quei direttori che non si sono organizzati», ha detto la Polverini, che non ha escluso un rimpasto dei manager: «Non tutti hanno lo stesso passo. Non ne abbiamo parlato, ma è evidente che possiamo tracciare un bilancio di chi ha capito e si è messo in moto per garantire un servizio migliore e chi no. Abbiamo analizzato la situazione dei Dea, ci siamo confrontati su problemi e soluzioni. Il Lazio può rientrare dal punto di vista finanziario e garantire un miglioramento del diritto alla salute grazie alla sanità del territorio». «Questa non è una sanità da terzo mondo, non ci sto - ha tuonato Domenico Alessio al termine delle riunione - I temi del Pronto soccorso vengono strumentalizzati, senza tenere conto che si tratta di una sanità che salva la vita delle persone, e non accetto che un fatto occasionale possa compromettere il lavoro di tanti operatori». Alessio ha sottolienato l'efficienza del suo San Filippo Neri: «Ho sempre detto che un ospedale va organizzato bene, con strutture adeguate all'utenza. Una struttura va gestita bene con i giusti collegamenti tra i reparti e il Dea. Le risorse ci sono, bisogna abbattere abusi e privilegi». Alessio, in merito alla riunione, ha spiegato che ogni singolo manager ha esposto la posizione e la situazione in cui si trova la propria struttura. Intanto la Procura ha avviato i primi interrogatori. Il direttore della programmazione sanitaria della Regione Lazio, Ferdinando Romano, è stato sentito ieri come testimone per circa quattro ore da Elisabetta Ceniccola e Rosaria Affinito, i pm romani che indagano su carenze e disfunzioni nei Pronto soccorso della Capitale. Il dirigente è stato ascoltato su quelli che la Regione ritiene possano essere i punti di criticità dei Dea e sulle delibere emesse dalla Polverini in qualità di commissario alla Sanità. Nei prossimi giorni saranno ascoltati altri dirigenti ospedalieri tra i quali Aldo Morrone, dg del San Camillo, le cui immagini dei pazienti in terra hanno aperto l'altra settimana il caso sanità. L'inchiesta della Procura sembra puntare per ora sull'organizzazione dei Dea, condizionata dai tagli alla sanità. I Nas in questi giorni completeranno il giro di ispezioni. Nel corso delle indagini potrebbero però essere presi in considerazione alcuni decessi sospetti negli ospedali della Capitale a seguito di presunte mancanze nella prima assistenza. E mentre si moltiplicano le denunce di presunti casi di malasanità, un medico del Dea dell'Umberto I ha riferito di quattro infermieri aggrediti negli ultimi 10 giorni da pazienti o parenti inferociti per le attese. Il senatore Pd Ignazio Marino ha presentato alla magistratura una «denuncia circostanziata» sulla situazione dell'Umberto I trovata nel blitz di lunedì con collega Pdl Gramazio. Proprio al Policlinico ieri gli ispettori del ministero della Salute hanno acquisito informazioni e la documentazione clinica della donna legata in barella. Gli ispettori inviati da Balduzzi hanno rilevato 12 «elementi critici» nella vicenda. Fra questi il ritardo nella nutrizione e la mancanza di richieste di posto letto per trasferimento della paziente in struttura idonea. L'organizzazione del Dea e dell'unità operativa di Medicina d'urgenza appare, secondo gli ispettori, non adeguata. Gli spazi per l'assistenza insufficienti per il numero di pazienti presenti con un sovraffollamento, in particolare nella «piazzetta». Manca il controllo informatizzato sulla disponibilità di posti letto. L'attività di Medicina d'urgenza adiacente al Dea appare poco coordinata ed integrata. È assente una procedura per la gestione dell'iperafflusso.

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