Berlusconi: patto con il Prof anche nel 2013
Che ne sarà di noi? La domanda circola con insistenza nel Pd e nel Pdl. La "stagione tecnica" inaugurata da Mario Monti rischia di spazzare via i due principali partiti italiani. I sondaggi non sono incoraggianti. Cresce il numero degli astenuti e calano i consensi. Bisogna correre ai ripari. Silvio Berlusconi ci sta provando in tutti i modi. Lunedì sera ha visto dirigenti nazionali e locali del partito a Villa Gernetto in Brianza. Ieri sera ha replicato a Palazzo Grazioli. C'è da fare il punto in vista delle elezioni amministrative, ma anche portare avanti le riforme di cui il Paese ha bisogno. Riforme che, come il Cavaliere ha ripetuto di recente, non possono essere fatte «con i soli voti» di una parte politica. Da qui la necessità di proseguire il dialogo con Udc e Pd sia sulla modifica del sistema elettorale e istituzionale, ma anche su lavoro, giustizia e fisco. E poi c'è Mario Monti. In questi giorni si sta facendo strada l'idea che il premier potrebbe avere bisogno di altro tempo per completare il lavoro iniziato. Che tradotto vorrebbe dire un suo ritorno a Palazzo Chigi anche dopo le elezioni del 2013, magari richiamato dagli stessi partiti che lo sostengono in questo momento. Fantapolitica? Forse. Ma Berlusconi sa che di fronte ad uno scenario indecifrabile è meglio giocare d'anticipo. Così, pur ribadendo la fedeltà al governo, invita i suoi ad essere «protagonisti». «Il Pdl - è il concetto che avrebbe espresso nei colloqui di questi giorni - deve dare a Monti ciò che gli spetta, ma deve allo stesso tempo evitare di far crescere il suo profilo politico». Insomma non si può arrivare al 2013 con il Professore che veste ancora i panni dell'"unico salvatore della Patria". Monti deve essere "conquistato". «Non possiamo regalarlo alla sinistra» continua a ripetere. Cosa significhi questo non è del tutto chiaro. Ma tra le ipotesi su cui il Cav sta ragionando c'è anche quella, dopo le elezioni Politiche, di favorire la nascita di una grande coalizione che possa consentire il proseguimento della "stagione montiana". Per ora, comunque, la strategia si concretizza in un sostegno incondizionato alla riforma del lavoro che il governo intende mettere in campo («con o senza il consenso dei sindacati» come ha spiegato Monti). È fin troppo evidente, infatti, che su questo tema il Pd è in enorme difficoltà. Tanto che la discussione, dal merito, si è già spostata sull'opportunità o meno di continuare a sostenere un esecutivo di "destra". Vera e propria musica per le orecchie di Berlusconi che oggi, in un pranzo a Palazzo Chigi, accompagnato da Gianni Letta e Angelino Alfano, sfrutterà sicuramente l'occasione per cercare di mettere sul piatto altri temi di "destra" (magari proprio quello della giustizia). C'è poi il capitolo che riguarda il rinnovamento del Pdl, le future alleanze e la legge elettorale. Il Cavaliere ha presentato lunedì sera il nuovo inno del partito (scatenando una querelle con il cantante rap J-Ax, ex leader degli Articolo 31). Il simbolo per ora non si tocca, ma quasi certamente arriverà un restyling in futuro. A cominciare dal nome. Alle prossime amministrative, quindi, gli elettori troveranno regolarmente sulle schede lo stemma del Pdl. Che sceglierà, caso per caso, se allearsi con Lega, Udc o altre formazioni. Inoltre il partito del Cav potrà decidere di sostenere liste civiche di estrazione "moderata", laddove questo dovesse risultare vincente. Sulla legge elettorale, invece, prosegue il confronto. Ad oggi l'ipotesi più percorribile sembra essere quella del sistema spagnolo (proporzionale con collegi molto piccoli) che contiene una soglia di sbarramento implicita molto alta ma che non penalizza le forze regionali tipo il Carroccio. In questo modo Pd e Pdl vedrebbero garantita la loro forza e costringerebbero il Terzo Polo ad allearsi con l'uno o con l'altro. Così Berlusconi eviterebbe che sia Pier Ferdinando Casini a "conquistare" Monti.