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La rivolta delle donne contro i big

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Barbara Saltamartini del Pdl

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Più spazio per le donne al tavolo delle riforme, inaugurato venerdì dai leader di Pdl, Pd e Udc. È stata Barbara Saltamartini (Pdl), a rivolgere un appello ai big. Ora si fanno sentire le colleghe. «I partiti politici non parlano della rappresentanza femminile perché al di là delle dichiarazioni di simpatia, non hanno ancora assimilato come dato culturale la dirigenza femminile in un ambito così maschile come la politica italiana», tuona la deputata del Pdl Beatrice Lorenzin. «Non ci vedo dolo - precisa - ma se persistono su questa strada una colpa grave. Grave verso se stessi perché mostrano arretratezza culturale e verso la società che devono rappresentare in toto, grave verso il mandato costituzionale che li investe del ruolo di selezionatori della classe dirigente del Paese». Il tema è rilevante anche perché è in discussione alla Camera la legge elettorale per le Amministrative che prevede la doppia preferenza, cioè la possibilità di esprimere un secondo voto a un candidato di sesso diverso da quello scelto per primo. Netta la deputata Alessandra Mussolini: «Dovremmo fare le Camusso e indire lo sciopero del voto perché agli uomini non gliene importa niente delle parole e degli statuti. Sono preoccupata per il Pdl e per la proposta di legge elettorale. Al limite al tavolo delle riforme ci chiamano per dare una botta ai vetri o per sparecchiare». Anche la Mussolini fa un appello e punta in alto: «Mi piacerebbe che Napolitano richiamasse la Costituzione anche su questo tema». L'ex ministro Giorgia Meloni mette i puntini sulle «i»: «Ci vuole una rappresentanza di genere purché meritocratica». E se i tre leader sono decisi a ridurre i parlamentari, la Meloni non teme che finiranno per scomparire le donne: «Bisogna capire con quale legge elettorale si voterà. Io sono per le preferenze anche perché credo che la meritocrazia finisca per premiare sempre le donne». Va in controtendenza Daniela Santanchè. L'ex sottosegretaria sorride: «Non dobbiamo preoccuparci noi donne ma loro, gli uomini. Lavoriamo di più e siamo più credibili. Una campagna elettorale senza donne sarebbe perdente». E se le esponenti del Pd sono rimaste piuttosto in disparte, ci pensa la deputata Paola Concia a reagire: «L'idea di fare una riforma elettorale senza norme stringenti sulla rappresentanza femminile è impensabile. Nella due giorni delle Democratiche del Sud che si è appena tenuta a Napoli, noi donne del Pd abbiamo detto a chiare lettere al nostro segretario Bersani che la legge di riforma elettorale deve tenere conto del riequilibrio della rappresentanza e questo deve valere per tutti i leader di partito, che non possono pensare di fare la solita combriccola di maschi». L'europarlamentare del Pd Debora Serracchiani spiega: «Tra le nostre regole c'è la parità di genere, pure nelle liste elettorali, anche se eleggere le donne è sempre più difficile». Sulla legge che prevede la doppia preferenza per le Amministrative, la Serracchiani precisa: «Non sono del tutto convinta che la norma possa risolvere un problema culturale ma in un mondo imperfetto come il nostro c'è comunque bisogno di un aiutino. Il fatto che fossero tutti uomini al tavolo delle riforme è la fotografia dei tempi. Auspico che chi era seduto si impegni per cambiare quella fotografia». In Europa le cose vanno meglio: «I livelli di partecipazione delle donne sono più alti». Ma qualcosa potrebbe cambiare anche in Italia. Gli uomini della politica sono avvertiti.

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