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La Grecia si salva in corner Arrivano 130 miliardi Ma i mercati non si fidano

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La recessione rischia di vanificare gli sforzi di Atene Pesa anche l'incognita delle elezioni anticipate

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L'Eurogruppodi lunedì si è protratto fino a tarda notte prima di dare il via libera al piano di salvataggio da 130 miliardi di euro che eviterà il default previsto per metà marzo. Ma ora comincia la parte più delicata per il paese ellenico, la cui tenuta non è certa dal punto di vista della coesione sociale ed economica. Lo sblocco dei fondi è infatti condizionato a una manovra lacrime e sangue che rischia di far letteralmente implodere lo stato. Non è un caso che i mercati abbiano accolto con cautela la notizia del salvataggio. Sono infatti ancora troppi i dubbi che pesano suo futuro della Grecia. In primis le elezioni ad aprile, che licenzieranno probabilmente la classe politica che ha avallato le operazioni contabili che hanno portato la Grecia sull'orlo del baratro, e che rischiano di far entrare in Parlamento una classe dirigente animata da risentimento verso l'austerity imposta da Bruxelles, e dunque disposta anche a stracciare gli impegni presi lunedì scorso. Non solo. Il programma di rigore, considerato troppo rigido per poter essere applicato senza sprofondare nella recessione, alimenta i dubbi di chi crede che la bancarotta non sia scongiurata per sempre. Così se da una parte l'Europa tira il fiato, dall'altra la sovranità greca è praticamente sotto la la tutela permanente della troika Ue-Bce-Fmi. La politica Ue e internazionale comunque per ora è soddisfatta. «Abbiamo definitivamente chiuso la porta al fallimento», ha spiegato il presidente della Commissione Ue Josè Barroso, mentre per quello dell'Eurogruppo Jean Claude Juncker: l'accordo «garantisce la tenuta della Grecia nell'euro». Infine Obama ha chiamato la Merkel per esprimere il suo plauso alle «importanti decisioni dell'Eurozona». Quanto al piano di aiuti varato questo prevede un prestito «cash» di 130 miliardi di euro in due anni , che fa seguito al primo piano da 110 miliardi del 2010, rivelatosi insufficiente. I fondi arriveranno solo dopo che Atene avrà fatto alcune riforme, come inserire in Costituzione la norma che sancisce gli sforzi di taglio del debito. Il Fondo monetario parteciperà all'esborso con 13 miliardi, secondo il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Shaeuble, ma la cifra finale, che la Ue spera sia più elevata, sarà decisa a marzo dopo che il governo avrà preso le prime misure. In ogni caso il Fondo, che aveva partecipato per un terzo al primo piano, ci metterà molto meno. L'altra parte dell'accordo ha l'obiettivo di ridurre il debito ellenico, riportandolo dal 160% di oggi, al 120,5% nel 2020. La parte più grande la giocano i creditori privati che dall'operazione di scambio dei bond greci in loro possesso con titoli a più lunga scadenza, hanno accettato di perdere il 53,5% sul loro valore nominale. Lo swap, che partirà il 12 marzo su base volontaria, consentirà un taglio record del debito greco di 107 miliardi di euro. L'Ue spera che almeno il 91% delle banche partecipi allo scambio, ma la suspence resta alta sul numero finale dei partecipanti. Per raggiungere il target fissato per la riduzione del debito, anche Bce, banche nazionali e Stati membri, hanno dovuto partecipare allo sforzo: la Bce farà arrivare i profitti sui suoi bond greci ad Atene, passando dalle banche centrali nazionali, per aggirare il divieto di finanziare direttamente gli Stati. Le banche nazionali rinunceranno fino al 2020 ai profitti sui loro bond greci, per cederli alla Grecia e alleviare il suo debito dell'1,8%. Mentre gli Stati abbasseranno in modo retroattivo gli interessi sui prestiti concessi ad Atene nel 2010. Uno sforzo enorme. Ma i mercati ancora non si convincono.

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