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Dopo Monti ci sarà ancora Monti

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Il presidente del Consiglio Mario Monti e l'ex premier Silvio Berlusconi

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Cosa c'è dopo Monti? Monti. La domanda che tutti si pongono dentro e fuori dal Palazzo ha una risposta semplice alla quale per ora non ci sono alternative. Il governo tecnico, figlio dello stato d'eccezione, con il passare dei mesi non solo si sta consolidando ma - vista la situazione di crisi interna dei partiti, il crollo della fiducia dei cittadini e lo scenario economico recessivo previsto anche per il 2013 - è destinato a passare dallo stato di «strano» a «normale» e proiettare nel campo della competizione elettorale alcuni dei suoi protagonisti.   In politica non esistono vuoti, quando si creano vengono subito riempiti da «supplenze», «invasioni» e «ricambi» di varia natura. La crisi della Prima Repubblica creò una voragine che venne colmata da due soggetti: la magistratura associata e Berlusconi. Non a caso gli ultimi diciotto anni della nostra storia sono la cronaca dello scontro tra queste due forze. La crisi del berlusconismo propone un altro scenario, ma ancora una volta gli spazi che si aprono vengono occupati. Oggi tocca ai «tecnici» e alla galassia mutante dei partiti che, non potendo più ricorrere al maquillage, devono organizzare una transizione lunga verso altre forme di organizzazione e partecipazione. Per questo Monti, Passera, Riccardi e altri ministri sono gli «osservati speciali» dei partiti. Non è un mistero che Pier Ferdinando Casini pensi al premier come candidato di un partito moderato che vada al di là dell'originario progetto di Terzo Polo. Altrettanto evidente è l'aspirazione del centrosinistra di cooptare il Professore in una coalizione larga, tanto da mettere ko per sempre l'ex alleanza Pdl-Lega e aprire un ciclo «progressista», in linea con il vento europeo e la presumibile (e forse perfino auspicabile per i destini del Vecchio Continente) vittoria di Hollande su Sarkozy in Francia.   Non sorprende dunque che Silvio Berlusconi ogni tanto pensi a un patto con Monti anche per il 2013. Attenzione, non a un accordo che metta al premier la casacca di uomo di parte, ma il lancio di un governo di larghe intese che, superata la fase dell'emergenza da spread, affronti la modernizzazione del Paese, il rilancio dell'economia reale e consegni alle future generazioni istituzioni funzionanti e partiti in grado di affrontare l'opinione pubblica. È uno scenario credibile? Se ci voltiamo indietro no. E se osserviamo le pulsioni che emergono nel Pdl e nel Pd le possibilità che tutto questo accada sono ancora lontanissime. Quella di Berlusconi potrebbe essere solo tattica, solo la volontà di non consegnare Monti alla sinistra, ma non ci sarà bisogno di attendere molto per capire se bluffa, gioca o fa sul serio. O torna la politica o Monti e i tecnici diventano la politica.  

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