Si dimette il presidente tedesco
Dopo mesi di sospetti e accuse, si dimette il presidente della Germania, Christian Wulff. In queste settimane ha resistito alle inchieste giornalistiche ma ieri, dopo la richiesta da parte della Procura di Hannover della revoca dell'immunità, ha mollato. Tutto è partito dagli articoli del giornale tedesco Bild. Ora i magistrati vogliono indagare su episodi poco trasparenti, accaduti durante il suo mandato di presidente del land della Bassa Sassonia (2003-2010), che configurerebbero, sul piano giuridico, uno «scambio di favori» con un amico imprenditore. Il caso Wulff è esploso con un articolo pubblicato il 13 dicembre scorso. Si accusava il presidente di aver ottenuto dalla moglie di un imprenditore che conosceva da tempo, Egon Geerkens, un prestito a tassi agevolati per comprare una casa. L'accusa che gli ha rivolto la stampa è di aver mentito al Parlamento del Land che presiedeva, rispondendo con un secco «no» all'interrogazione con la quale gli si chiedeva se avesse mai avuto rapporti d'affari con l'imprenditore. Ma sotto i riflettori dei magistrati non sarebbe questa vicenda. Anche se l'affaire Wulff si è inasprito quando è venuta fuori una telefonata con la quale il presidente aveva tentato di fermare il caporedattore della Bild, chiedendo di impedire o almeno di ritardare la pubblicazione dell'articolo. Wulff ha lasciato un messaggio nella segreteria telefonica di Kai Diekmann. E per giorni si è discusso in Germania sulla possibilità - negata dal presidente - di rendere pubblici i contenuti della chiamata. La grave gaffe di Wulff, che ha anche chiesto scusa al tabloid di Axel Springer, riconoscendo in un'intervista tv di aver commesso un errore, non gli ha pregiudicato il sostegno della cancelliera Angela Merkel. E neppure quello dei tedeschi, che hanno continuato per alcune settimane a sostenere che dovesse andare avanti nel suo mandato. Sono diversi però, da allora, gli episodi ritenuti poco chiari della condotta di Wulff, emersi sulla stampa tedesca, che ha continuato a indagare sul passato del suo presidente. È emerso che in alcune occasioni Wulff avrebbe ottenuto favori e privilegi. Un modo di fare che gli ha fatto progressivamente perdere il consenso della gente, precipitato dopo la richiesta della magistratura di Hannover. Non ha certo aiutato neppure il fatto che sia stato indagato, nei giorni scorsi, un suo ex portavoce, Glasekers Haus. L'ultimo di una serie di episodi, raccontato dalla stampa tedesca pochi giorni fa, riguarda una vacanza di lusso a Sylt. Il sospetto è che gli sia stata pagata dall'imprenditore cinematografico David Groenewold. È qui che si concentrerebbe l'attenzione della Procura. Groenewold è finito sui giornali tedeschi per diverse questioni. Secondo la Bild l'imprenditore avrebbe cercato in più occasioni di avvicinarsi all'allora governatore della Bassa Sassonia. Dapprima il finanziamento di 10 mila euro all'autore di un libro «promozionale» sul candidato alla carica di governatore della Bassa Sassonia Wulff. Poi la sostituzione della stanza in un hotel di Monaco con una migliore per l'ex presidente e la moglie durante l'Oktoberfest. Infine il pagamento, nel 2007, di una vacanza di pochi giorni per Wulff e consorte in un hotel della costa nord della Germania, a Sylt, e il recente tentativo di mettere tutto a tacere con una telefonata al gestore dell'albergo. Durante lo stesso arco di tempo, ricorda la Bild, l'azienda di Groenewold avrebbe goduto di finanziamenti pubblici e di una fideiussione da parte del land della Bassa Sassonia per la produzione di film. In relazione all'albergo di Sylt, Wulff aveva precisato di aver ripagato in contanti le spese anticipate dall'amico imprenditore. Intanto il cinquantaduenne ex presidente tedesco si difende e su twitter scrive: «Per favore rimanete imparziali e seguite i prossimi passi della giustizia fino alla fine. Giudicatemi solo allora. I miei migliori auguri a voi». Lo difende anche la cancelliera Angela Merkel, che ha preso atto con «dispiacere» e «rispetto» della decisione di Wulff. La cancelliera ha aggiunto che ora si cercherà un «candidato comune», e dunque una figura sostenuta da maggioranza e opposizione, per la presidenza della Repubblica. Spetterà al numero uno del Parlamento, Norbert Lammert, convocare entro trenta giorni l'assemblea plenaria che dovrà eleggere il successore. Presumibilmente il prossimo 18 marzo, scrivono diversi media locali, la Germania conoscerà il nome del prossimo presidente.