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La Grecia è quasi salva

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Almenoper ora. E con lei anche la sopravvivenza dell'euro. Dopo una corsa contro il tempo, all'ultimo minuto l'Eurogruppo che si è protratto fino a tarda notte, avrebbe espresso l'intenzione di sbloccare il rubinetto di 130 miliardi di euro di aiuti che arrivati nelle casse del governo di Atene, le consentiranno di evitare il default previsto a marzo, quando andranno in scadenza 14,5 miliardi di bond ellenici. I ministri finanziari dell'Europa riuniti ieri dal pomeriggio assieme al premier greco Lucas Papademos, hanno raggiunto il quasi via libera per salvare il paese mediterraneo giusto in tempo, perché per evitarle la bancarotta statale i fondi devono arrivare entro mercoledì. Insomma alla fine il paracadute starebbe per aprirsi ma a una condizione: L'Eurozona, che non si fida dell'esecutivo Papademos, è pronta a piazzare nel Paese una troika Ue-Bce-Fmi permanente, e a creare un conto bloccato dove i greci verseranno da ora in poi gli interessi sul loro debito. L'ultimo scoglio al sì ai soldi sarebbe stato superato solo dopo la riapertura della trattativa tra Grecia e creditori privati: il premier Lucas Papademos e le banche private guidati da Charles Dallara (capo dell'Iif che rappresenta i creditori che hanno in pancia miliardi di bond greci) hanno discusso, a margine dell'Eurogruppo, della possibilità di aumentare le perdite dopo lo «swap» dei titoli greci. Ovvero la sostituzione di quelli emessi con altri dal valore più basso e con un interesse trentennale. In particolare Atene ha chiesto ai creditori privati un taglio del 50% del valore nominale dei bond e del 70% di quello reale. La nuova richiesta si è resa necessaria per coprire il «buco», l'ennesimo, scoperto dalla troika Ue-Bce-Fmi nei conti pubblici ellenici. Il rapporto dei tecnocrati di Bruxelles sulla sostenibilità del debito ha infatti spiegato che, nonostante i tagli, non si raggiungerà il target fissato per il debito, che dal 160% di oggi deve scendere al 120% entro il 2020. Si arriverebbe con quanto deciso solo al 129%, e l'Eurogruppo deve trovare il modo di colmare la differenza. Ma senza metterci un euro in più. Varie le ipotesi in gioco: una coinvolge i partner dell'euro, che potrebbero abbassare i tassi sui loro prestiti alla Grecia, un'altra chiama in causa la Bce e le banche centrali nazionali, ma la Bce deve ancora trovare il modo di aggirare il divieto di finanziare direttamente lo Stato. Un modo potrebbe essere generare plusvalenze con lo scambio di titoli tra banche centrali, da riversare alla Grecia in qualche forma. L'altra idea è pesare ancora una volta sui creditori privati, abbassando i tassi sui loro nuovi titoli. Ma l'Eurozona guarda, e spera, anche nel Fmi. Che però non sembra affatto intenzionato a fare uno sforzo in più, anzi, vorrebbe abbassare la sua quota di partecipazione al secondo piano salva-Grecia. Le dichiarazioni iniziali hanno comunque aperto la strada all'intesa. Non ci sarebbe stata la volontà di portare la Grecia fuori dalla moneta unica. «L'obiettivo è un accordo entro la serata (ieri ndr)», ha detto il ministro tedesco delle Finanze Wolfgang Schaeuble, il falco che fino alla fine della scorsa settimana continuava a premere sulla Merkel per soluzioni drastiche nella gestione del caso greco. «Nessuno vuole spingerla fuori dall'euro», ha rassicurato il presidente dell'Eurogruppo Jean Claude Juncker. Tutti riconoscono gli sforzi del Paese («Molto importanti», li ha definiti il direttore generale del Fmi, Christine Lagarde) e vogliono mettere fine a una situazione che da mesi destabilizza l'intera Eurozona. La Grecia ha fatto il possibile. Le condizioni poste dall'Europa sono «tutte soddisfatte», ha detto il ministro greco delle Finanze, Evangelos Venizelos: i tagli da 3,3 miliardi di euro ci sono, così come le rassicurazioni scritte dei capi dei partiti. A parte i dettagli, il via libera agli aiuti sarebbe arrivato nonostante l'opposizione dell'Olanda, che da sola è risultata troppo debole per sostenere un veto. Inoltre potrebbe vedere soddisfatta, e dunque accontentarsi, la richiesta di «commissariare» la Grecia con una sorveglianza permanente di Ue-Bce-Fmi: tutti vogliono essere certi che Atene rispetti il programma concordato.

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