Il Pd riparte da Gasbarra. Nel Pdl una poltrona per due
EnricoGasbarra è il nuovo segretario dei Democratici del Lazio. Ha ottenuto l'80 per cento dei voti alle primarie di domenica scorsa. È riuscito in un'impresa titanica: mettere d'accordo le correnti del Pd. Anzi è riuscito a superarle, a mischiarle nelle liste. Roba da miracolo. Gasbarra sarebbe «Popolare» ma ha sempre guardato oltre le tessere, già da quando, presidente della Provincia di Roma, ha governato senza intoppi con una maggioranza che andava da Rifondazione Comunista all'Udeur (la coalizione che, dopo pochi mesi, si sarebbe chiamata Unione). Sa bene che la politica deve allargare il «recinto» della partecipazione: «Dobbiamo costruire l'alternativa alla destra», ha scandito. Non ha dimenticato di servire su un piatto d'argento la candidatura al Campidoglio a Nicola Zingaretti che darà «una prospettiva nuova alla città di Roma». L'asse dei quarantenni (o poco più) prova a prendere le redini, senza «uccidere» i padri: Zingaretti a Roma, Gasbarra nel Lazio (magari fra tre anni anche alla Regione contro la Polverini). Una questione resta sullo sfondo. La ritrovata unità del Pd nel Lazio è frutto del superamento del correntismo o l'unica risposta possibile alla crisi della maggioranza bersaniana? Qualcosa si muove anche nel Pdl. Al congresso romano, che si celebrerà tra un paio di mesi, ci saranno due mozioni. Una sarà quella del segretario in carica, Gianni Sammarco, l'altra quella dello sfidante Massimiliano Maselli, attuale presidente di Sviluppo Lazio, già consigliere regionale. Una seconda candidatura che è soprattutto un tentativo di modernizzare il partito. La sfida di Maselli, che ha 44 anni, è ambiziosa: «Vogliamo che il prossimo congresso - dice lui stesso - sia una conta di idee e non di tessere». Accanto a lui ci sono Mario Baccini e Franco Frattini. Con loro Aurigemma, Todini, Vicari, Quarzo, Vannini. Una sfida che, comunque finirà, avrà il merito di aver reso il Pdl plurale. A. D. M.