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"Pd senz'anima e voce. Ora serve un congresso"

Goffredo Bettini

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Goffredo Bettini lo dice subito, aprendo il seminario di due giorni (oggi l'ultimo appuntamento) che ha organizzato all'hotel Aran di Roma: «Non ci interessano le correnti o i posizionamenti politici. Vogliamo dare un contributo per costruire un campo unitario dei riformisti». È l'idea che l'ex coordinatore del Pd ha lanciato nel suo ultimo libro, «Oltre i partiti». Accanto a lui ci sono l'ex presidente della Camera Bertinotti e il senatore Latorre. Ma anche gli imprenditori: il presidente del Polo tecnologico Mondello e il numero due della Camera di Commercio di Roma Tagliavanti. C'è il presidente della Fondazione Roma Emanuele. Arriveranno poi il leader di Palazzo Valentini Zingaretti, l'ex governatore Marrazzo, i deputati del Pd Gasbarra, Morassut, Melandri e Orlando (Idv). Bettini non risparmia critiche al Pd che è «afono nella società» ed è «senz'anima e balcanizzato», anche per questo è sempre più urgente mettersi al lavoro per costruire «un grande campo plurale, inclusivo e democratico che trovi l'essenziale che unisce». Rilancia la necessità di fare un congresso prima delle prossime elezioni, poi ricorda che «la storia del centrosinistra è stata segnata da divisioni, mentre il sogno del Pd si è infranto». Il partito «si è ripiegato su se stesso assommando i vizi del Pci e della Dc». L'ex coordinatore dei Democratici parla di una «degenerazione personalistica» e di «correnti senza riferimento politico». Bettini definisce una «noiosissima disputa» quella «se guardare o meno al Pse», mette in guardia dalla politica «distante dalla gente». Poi sottolinea la «deriva dei partiti che fa giganteggiare Monti che guida un governo super politico che disegna scenari super politici e che avrà conseguenze super politiche». E rilancia: «Il grande campo non è un'utopia. Che cosa è successo a Milano, Torino, Napoli, Bologna e Cagliari, oppure alle primarie di Rieti e di Genova? Il nostro popolo ha scelto con saggezza e libertà il candidato più credibile, ha agito e pensato nei termini di un grande campo unitario». Non c'è molto tempo: «La sospensione del governo Monti serva almeno a prepararci per il futuro. Con Monti volevamo spazzare via Berlusconi, ma rischiamo che Berlusconi faccia nascere un'ipotesi centrista sulla quale i democratici rischiano di schiantarsi e di spaccarsi in due». Strappa applausi Andrea Mondello, che punta su giovani e innovazione: «Parlare delle nuove generazioni non basta – dice – bisogna parlare con loro». Solo così, aggiunge, «si può evitare l'emorragia di giovani che negli ultimi 10 anni è costata al Paese tre milioni di ricercatori e giovani professionisti emigrati. Andati all'estero non per motivi economici ma per trovare un sistema meritocratico e innovativo». E proprio «per l'innovazione dovrebbe passare il futuro dell'Italia e della Capitale». Non manca la polemica. Bertinotti critica Napolitano: «Ho sentito dire al presidente della Repubblica che la questione sociale è importante ma non può essere invocata per bloccare le riforme: è indicibile». Negli ambienti del Quirinale si rileva che «il presidente della Repubblica non si è mai pronunciato sulla questione sociale nei termini attribuitigli dall'onorevole Fausto Bertinotti». È Latorre a dare manforte: «Napolitano ha semmai detto che la coesione sociale non è immobilismo bensì una massima intesa tra le forze sociali e politiche per obiettivi di cambiamento e riforma».

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