Oggi si decide sugli aiuti Grecia col fiato sospeso
Lamaratona greca per ottenere quella credibilità che consenta l'erogazione del superprestito che salverebbe l'economia dei discendenti di Socrate è passata per decisioni estremamente dolorose e impopolari, scontri di piazza, crisi di governo, povertà incipiente; ma dopo tutti questi sacrifici sarebbe un peccato gettare tutto a mare. La pensa così anche la maggioranza dei greci, visto che il 75,9% resta favorevole alla «prospettiva europea» contro appena un 19,6% che invoca l'uscita dall'euro. Oggi è il giorno del giudizio. Nel pomeriggio a Bruxelles ci sarà la riunione mensile dei ministri delle Finanze dell'Eurozona (Eurogruppo), dedicata quasi esclusivamente al nuovo programma per il salvataggio della Grecia, per il quale ci si attende un chiaro via libera. A poche ore dalla riunione, diversi fattori fanno pesare la bilancia a favore di un risultato positivo: sono state realizzate tutte e tre le condizioni poste dai ministri finanziari nel loro ultimo incontro straordinario, mercoledì 9 febbraio; il ministro tedesco Wolfgang Schaueble, finora alla testa dei «falchi» rigoristi contro Atene, ha dichiarato tramite il suo portavoce che «siamo prossimi ad avere una solida base per prendere una decisione»; la Commissione europea, si legge in una nota di venerdì scorso, «si aspetta che l'Eurogruppo prenda in questa riunione tutte le decisioni necessarie per il secondo piano di aiuti alla Grecia», ciò che sarebbe «saggio, giudizioso e raccomandabile» secondo il presidente dell'Eurogruppo, Jean-Claude Juncker. D'altronde per ottenere questi 130 miliardi Atene ha varato un programma di ristrutturazione del debito che definirlo «lacrime e sangue» è procedere per difetto. Passando in rassegna dieci punti, tra i più significativi della complessa manovra di rientro, si capisce con i numeri più che con le parole lo sforzo in atto: 1) 150mila licenziamenti di statali (15mila entro il 2012); 2) tagli alle pensioni, integrative e principali per 300 milioni entro settembre 2012 e tagli del 10% alle pensioni d'invalidità; 3) il salario minimo garantito dalla contrattazione nazionale sarà ridotto del 22 per cento e del 32 per cento per gli under 25; 4) riduzione del 5% dei contributi alle casse previdenziali e salute; 5)aumenti delle bollette della luce e dei biglietti dei trasporti pubblici; 6) tagli alle spese farmaceutiche per 1 miliardo e 76 milioni nel 2012; 7) tagli alla retribuzione degli straordinari dei medici ospedalieri per 50 milioni; 8) tagli alle spese del governo ed elettorali per 270 milioni; 9) tagli per 190 milioni ai vari sussidi ai residenti in aree remote; 10) tagli agli investimenti pubblici per 400 milioni. E poi ancora privatizzazioni, liberalizzazione delle professioni, riforma scolastica e universitaria, riforma giudiziaria. In queste ultime ore si sta cercando di capire di quanto avrebbe ancora bisogno Atene, oltre ai 130 miliardi quantificati nei mesi scorsi, dopo che l'analisi sulla sostenibilità del debito condotta dalla troika ha mostrato che questa cifra non sarebbe più sufficiente per arrivare al target fissato per il 2020 di un debito del 120% sul Pil (allo stato attuale, la riduzione si fermerebbe dall'attuale 160% al 129%). Secondo i tecnici di Bruxelles, sarebbero necessari ancora tra i 6 ed i 15 miliardi, ma le modalità su come reperirli restano oggetto di discussione. I tecnici devono anche studiare le modalità per l'istituzione e la sorveglianza di un fondo bloccato - chiesto da Germania e Francia - sul quale versare una parte dei fondi prestati alla Grecia, che dovrà servire prioritariamente a rimborsare una parte del debito pubblico. Il governo greco avrebbe accolto questa richiesta, ma restano da definirne i dettagli. «Ultimo round per l'accordo», titolava ieri in prima pagina il quotidiano «Kathimerini» parlando dell'incontro dell'Eurogruppo e dando conto delle nuove manifestazioni di protesta che si sono svolte ad Atene, con i dimostranti che innalzavano slogan contro «i mostri Merkel e Sarkozy». E il moderato ottimismo sulle decisioni europee è bilanciato dalla cautela negli ambienti governativi ellenici. L'invito alla prudenza arriva del premier greco Lucas Papademos, che ieri a sorpresa è giunto a Bruxelles per incontri proprio in vista della riunione decisiva dell'Eurogruppo di oggi. In un messaggio postato su Twitter, Papademos ha invitato «tutti quelli che coprono i colloqui tra la Grecia e le varie parti Ue ad aspettare gli annunci reali di lunedì prima di dare conto di risultati». Ultimo round, dunque. O si resta in piedi o si va al tappeto.