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La Marina indiana ha regole di ingaggio più aggressive

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Lenavi d aguerra di New Delhi hanno ricevuto nuove regole di ingfaggio nel caso si trovassero a contatto con imbracazioni sospette. Le «Roe», regole di ingaggio a mare, prevedono azioni più aggressive anche se a rischio sono equipaggi di nazionalità indiana. A questa deerminazione il governo indiano è giunbto dopo alcuni scontri a fuoco della Marina diDelhi con i pirati. In un caso a ovest delle Isole Laccadive la Marinaindiana ha affondato la «Morteza» ritenuta «la nave madre» dei pirati. La nave da guerra indiana Suvarana ha riferito di non essere riuscita a comunicare con l'equipaggio e dopo diversi tentativi ha aperto il fuoco con i canoni di bordo. La nave sopetta era stata avvistata da un pattugliatore Tupoleve e secondo la versione fornita da Delhi la Morteza aveva tentato l'abbordaggio di un peschereccio iraniano. Un'altra barca di pirati è stata affondata nel gennaio 2011 a cento miglia a nord dell'Isola Minicoy. In altre occasioni la Marina indiana non ha fatto sconti aprendo il fuoco contro i barchini che si avviinavano alle navi mercantili o semplicemente sospettati di avere pirati a bordo. In alucni casi, riferiti dalla stampa indiana, nessun superstite è stato recuperato. Atteggiamento coerente con la minaccia rappresentata dai nuovi bucanieri che però contrasta con l'atteggiamento nei confronti dei marò italiani. L'episodio che ha visto come protagonista, in questi giorni, la petroliera «Enrica Leixe», coinvolta nell'uccisione di due pescatori indiani, e che ora si trova nel porto di Kochi, è l'ultimo di una serie di «incidenti» che hanno visto navi italiane e non solo, vittime di assalti di pirati. Nel 2011 solo al largo della Somalia gli attacchi dei pirati sono stati 199, una percentuale che segna un aumento del 58% rispetto all'anno precedente. Scende invece, grazie alle nuove politiche sulla sicurezza navale approvate nei passati dodici mesi, il numero delle navi dirottate: 24 contro le 35 del 2010. Lo scorso 10 gennaio, dopo quasi un anno di prigionia, è tornato a casa l'equipaggio della Savina Caylyn della società armatrice D'Amato, che l'8 febbraio 2011 era stata attaccata mentre era in navigazione nell'Oceano Indiano con 5 italiani a bordo e 17 indiani. Mau.Pic.

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