Un Paese in mano ai dinosauri
Largo ai giovani? Macché! Qui in Italia non funziona così tanto che qualche «bamboccione» internauta sta già proponendo sulla rete una revisione dell'Articolo 1 della Costituzione dove l'Italia non è più una «Repubblica democratica fondata sul lavoro» ma una «Repubblica fondata sulla gerontocrazia, dove tutti i posti di lavoro e di potere sono occupati da anziani». Una provocazione? Certo. Eppure in un Paese nel quale, secondo i dati registrati da Inps, Istat e Ministero del Lavoro, su ogni 100 giovani ci sono 144,5 anziani (rapporto che nel 2050 diventerà 100:256) parlare di gerontocrazia non è poi così azzardato. Basta dare uno sguardo a chi siede ai vertici dello Stato per capire che quando Cormac McCarthy scrisse il romanzo Non è un paese per vecchi di certo non si riferiva all'Italia. La prima carica della Repubblica merita, in un'ipotetica graduatoria gerontocratica, la medaglia d'oro. Giorgio Napolitano infatti spegnerà il 29 giugno 87 candeline. Secondo solamente a Sandro Pertini che diventò presidente a quasi 82 anni mentre l'attuale Capo dello Stato venne eletto a quasi 81. E se il Quirinale eccelle per anzianità, di certo non va meglio né a Palazzo Chigi, né in Parlamento. Il presidente del Consiglio Mario Monti compirà il 19 marzo 69 anni e con il suo esecutivo, che ha una media di 64 anni, si colloca in controtendenza non solo rispetto ai 27 Paesi Ue, ma anche nei confronti della nostra stessa storia repubblicana che dal 1948 ad oggi ha avuto 1452 ministri, la cui età media è stata 55 anni. Età avanzata che si rispecchia anche in Parlamento dove tra Camera e Senato siedono 329 parlamentari ultrasessantenni e 386 che hanno un'età compresa tra i 50 e i 59 anni. E rimanendo tra i politici non fa ben sperare che chi pensa di guidare il Paese o semplicemente un Comune abbia già spento da anni le 60 candeline. Roberto Formigoni, presidente Pdl della Lombardia che ora guarda a Palazzo Chigi, ne ha 65. Un suo possibile avversario, Luca Cordero di Montezemolo, ne ha 67. E a Palermo il Pd candida a sindaco Rita Borsellino, classe 1945. E all'estero come funziona? Tutta un'altra storia. Per esempio Tony Blair venne eletto parlamentare a 30 anni e diventò leader del partito laburista a 41 e tre anni dopo venne eletto premier. L'attuale leader laburista, Ed Miliband, ha 42 anni (Bersani ne ha quasi 20 in più, Bossi addirittura 30) e il premier inglese Cameron ne ha 46 (Monti ne ha 23 in più). Sarkozy ne ha compiuti 57, Angela Merkel 58, Barak Obama 51. La gerontocrazia però non spopola solo a livello politico, ma colpisce, più in generale, tutta la classe dirigente. E qui l'elenco si fa lungo. Per esempio c'è Alfonso Quaranta il presidente della Corte costituzionale che, quando il 6 giugno 2011 accettò l'incarico, aveva 75 anni. Poi c'è l'ex segretario provinciale del Pd napoletano Luigi Nicolais che, a 70 anni, è appena stato nominato presidente del Cnr. Alla presidenza dell'Autorità Garante della protezione dei dati personali c'è il 66enne Francesco Pizzetti e a guidare la Corte dei Conti il settantaquattrenne Luigi Giampaolino. Non va meglio alla Corte Suprema di Cassazione dove ai vertici siedono altri due settantenni: il primo presidente Ernesto Lupo ne ha 73 e il procuratore generale Vitaliano Esposito, ne ha 72 anni. E in casa Rai come vanno le cose? Beh, non meglio. L'attuale presidente Paolo Garimberti ha appena spento 69 candeline e, fiore all'occhiello, il presidente della Commissione parlamentare di Vigilanza, Sergio Zavoli, a settembre ne compirà 89. E con questi numeri a chi far condurre il Festival di Sanremo? Beh, in controtendenza, è stato scelto l'eterno giovinetto di Monghidoro. Peccato però che anche per Gianni Morandi siano già passate 67 primavere.