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Roma 2020, il premier rovina la festa

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Il presidente del Consiglio Mario Monti

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Fine dei Giochi. Mario Monti - «l'uomo del Monti», come è stato prontamente ribattezzato dal web - ha detto «no». Roma non correrà per le Olimpiadi del 2020. La calcolatrice ha sconfitto il sogno, il fantasma del passato è stato più forte di ogni possibile lieto fine. L'Italia - azzarda addirittura qualcuno - si è arresa a Berlino. Al Professore spetta l'arduo compito di dimostrare che non è così. Che «senso di responsabilità» e «volontà di pensare al futuro», e non «sfiducia nel Paese e nelle sue possibilità», hanno spinto lui e tutti i ministri a bocciare il progetto presentato dal Comitato promotore. Che siano nuove tasse in arrivo, pensioni da tagliare o sogni olimpici da infrangere, lo stile del premier non cambia. Chiaro, schietto, senza quei giri di parole tipici del politicamente corretto. «Non ce la sentiamo di prendere un impegno finanziario che potrebbe gravare sulle finanze dell'Italia - spiega - di impegnarci in questa garanzia che potrebbe mettere a rischio i denari dei contribuenti». Già, è tutto un problema di «denari». Il presidente del Consiglio ha molto apprezzato il progetto presentato da Gianni Petrucci, Mario Pescante e Gianni Alemanno («Il Comitato ha fatto non solo un'ottima progettazione ma ha anche presentato uno studio molto autorevole, che presenta conclusioni positive dal punto di vista dell'impatto economico»), ma l'impressione è che più che il focus su Roma 2020, il Professore abbia studiato a fondo tutti gli altri. Los Angeles '84, Barcellona '92, Atalanta '96, certo. Ma, soprattutto, Atene 2004. «Molte volte - spiega - si è registrato un distacco consistente tra preventivi e consuntivi. Per questo abbiamo considerato il rischio non responsabile», ripete. Inutile dire che è la crisi che comanda, ancora. Perché, se è vero che «il momento più difficile, forse, lo abbiamo superato», è sotto gli occhi di tutti che alcune «turbolenze» rimangono, che i mercati finanziari non sono ancora stabili. Che la Grecia - «con tutto quel che sta succedendo in questi giorni» - non è ancora a distanza di sicurezza. Europa e mercati, quindi. ma non solo. Monti motiva il suo «no» anche rivolgendosi ai cittadini italiani. «Il nostro governo - spiega - è intervenuto in una situazione di emergenza e ha dovuto chiedere molti sacrifici a numerose fasce di popolazione». Un impegno economico «imprevedibile» potrebbe vanificare tutto, potrebbe non essere capito o tollerato dagli italiani. L'obiezione che viene mossa da più parti a tanto buon senso, è banale ma efficace. Un tecnico, pallottoliere alla mano e - probabilmente - una non troppo spiccata propensione per lo sport, non è in grado di buttare il cuore oltre l'ostacolo. Non spetta a lui: è la politica che deve volgere il suo sguardo sognante al futuro. A far la figura del «ragioniere» senza cuore, però, Monti non ci sta. Anzi. Con il consueto garbo si concede una frecciatina a quanti - già ne è consapevole - criticheranno la sua scelta accusandolo di fare «come la Merkel». «La caratteristica centrale del nostro governo - ribatte - è quella di pensare non solo ai prossimi mesi. Noi ci preoccupiamo per i giovani». Di più. Semmai «in passato il sistema politico ha raramente gettato lo sguardo al di là dei prossimi mesi», attacca. Certo - ammette - «la traiettoria dell'Italia per gli anni a venire può dipendere dal nostro successo o insuccesso. Dal fatto se il decollo funziona o no. Siamo nei mesi in cui è prematuro sganciare la cintura di sicurezza», scherza. È al momento di rispondere alle domande, però che Monti mostra tutto il suo essere «professore», «tecnico», «tedesco». «Facciamone una o due - dice - poi lasciamo spazio al tema vero». Il «tema vero» sono i tagli alla difesa decisi dal Cdm. Nessuno potrebbe mai negare che si tratta di un'importante voce di risparmio, ma... vuoi mettere con un'Olimpiade nella città eterna? Intanto, la polemiche sul «no» alla candidatura impazzano. Nel Palazzo e fuori. La delusione è tanta e solo il Pd riesce in una virata rocambolesca che dà ragione al professore, pur avendo i democratici presentato una mozione a favore dei Giochi solo alcuni giorni fa. È invece il presidente del Coni Gianni Petrucci, forse, il più duro: «Avrei gradito maggiore rispetto: farci aspettare fino all'ultimo giorno non è stato bello», dice. Monti gli risponde in serata, intervenendo a Sky: «Petrucci ha ragione: anche io avrei voluto una risposta non all'ultima ora, ma se è stato così è perché ci abbiamo messo tutto l'entusiasmo: saremmo stati lieti di arrivare a dare l'appoggio finanziario. Non ci siamo riusciti ma ci abbiamo provato fino all'ultimo». Ecco allora che all'improvviso anche il «no» di un professore «tedesco» diventa più digeribile. Ci hanno provato fino all'ultimo. Con «entusiasmo». È una notizia.

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