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Governo e sindacati di nuovo nemici

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Sulla cassa integrazione salta l'intesa Articolo 18: è duello Berlusconi-Bersani

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Domanigoverno e sindacati disputeranno l'ennesimo round sulla riforma del mercato del lavoro e la tensione sale. Abolire la cassa integrazione straordinaria per sostituirla con un sussidio di disoccupazione, questa una delle ipotesi sul tavolo. L'obiettivo di Palazzo Chigi è quello di mettere in campo una revisione profonda del sistema degli ammortizzatori sociali, sostituendo una situazione di grande segmentazione (con differenze in caso di crisi tra lavoratori di aziende grandi e piccole, tra licenziamenti collettivi e individuali, ecc.) con un sistema più omogeneo e una platea di beneficiari più ampia. Lo strumento più a rischio eliminazione (anche se comunque non prima dell'anno prossimo avendo Fornero assicurato a sindacati e imprese il mantenimento degli attuali ammortizzatori per almeno 18 mesi) è, appunto, la cassa integrazione straordinaria, spesso utilizzata per tenere legati i lavoratori alle imprese anche quando non c'è possibilità di reinserimento in azienda. Limitare la cassa ai casi di difficoltà temporanea, nei quali quindi è possibile per il lavoratore rientrare in azienda, questa la strategia paventata dal'esecutivo. Dai sindacati, però - dopo la disponibilità mostrata negli ultimo incontri - cominciano ad arrivare i primi no. «La Cisl - mette subito le cose in chiaro il numero uno del sindacato Raffaele Bonanni - è contraria all'ipotesi di cancellazione della cassa integrazione straordinaria e la sostituzione con un sussidio di disoccupazione. Il ministro sa che vogliamo confermare il sistema degli ammortizzatori esistenti». «In una stagione difficile - gli fa eco il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso - è prioritario mantenere gli ammortizzatori che abbiamo. Sull'ammortizzatore universale serve che il governo decida quali risorse rendere disponibili perché sia finanziato, altrimenti è solo una riduzione delle tutele e non un ampliamento». Una bocciatura netta arriva anche dal numero uno della Fiom-Cgil, Maurizio Landini. «Sostituire la cigs con l'indennità di disoccupazione - spiega - è come aprire ai licenziamenti collettivi di fronte alle riorganizzazioni aziendali. Da sempre la cigs è stata lo strumento che ha impedito i licenziamenti di massa», sostiene ricordando che lo sciopero organizzato dalla Fiom per il prossimo 9 marzo «è solo l'inizio». Non tutti i leader sindacali, comunque, scelgono i toni definitivi tanto cari a Landini. «L'abolizione della cassa integrazione straordinaria si potrebbe accettare nella teoria - media il numero uno Ugl, Giovanni Centrella - ma non nella realtà, che ci obbliga a contrastare una crisi senza precedenti e senza risorse da parte del governo». È Luigi Angeletti a lasciare aperto uno spiraglio a Palazzo Chigi: «Il ministro del Lavoro, Elsa Fornero - ammette il leader Uil - aveva già affermato che la cassa integrazione straordinaria sarebbe stato il principale strumento per affrontare questo periodo di crisi. Se ne parlerà nell'incontro di lunedì (domani, ndr)». Già, l'incontro. La trattativa, questa volta, sembra partire in salita. Quello degli ammortizzatori, poi, non è certo il tema più difficile. Il «Convitato di pietra» di domani sarà ancora una volta l'artcolo 18. Su licenziamenti e posto fisso, ieri, è andato in scena un vero e proprio duello a distanza tra i due nemici di un tempo, Silvio Berlusconi e Pierluigi Bersani. Per il Cavaliere l'articolo 18 non va difeso a spada tratta: «Non sia un tabù - sottolinea in un'intervista rilasciata all'agenzia di stampa spagnola Efe - A suo tempo, noi proponemmo di modificarlo almeno per i nuovi assunti, ma la reazione, soprattutto dei sindacati, fu furibonda. Alla fine quest'idea è tornata», ammette. L'ex premier concede poi un ulteriore appoggio al professore: le tesi del presidente del consiglio sul posto fisso? «Sono da sposare - ammette - Nessuno meglio di me può sposarle. Nella vita non mi sono mai fermato, mai adagiato sui successi, ho sempre affrontato sfide nuove», ricorda. Chi di sfide non vuol sentir parlare (l'ultima, a Genova, è andata male), continua a difendere lo status quo: «L'articolo 18 - risponde da Napoli Bersani - ha poco o nulla a che fare con i problemi che ha adesso il mercato del lavoro. Il tema vero è come diamo un po' di lavoro e su questo tema ci stiamo un pò girando attorno». Senti chi parla.

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