Andrea Gagliarducci Forse è stata la bonarietà di Timothy Dolan, arcivescovo di New York, cui è toccato aprire il sinodo.

Siparla, ovviamente, anche della «Wikileaks vaticana». E una ricostruzione raccolta nei corridoi del Palazzo Apostolico Vaticano implica direttamente i vertici cinesi. Per un giorno, in occasione delle visite di calore ai nuovi cardinali, il Palazzo Apostolico si riempie delle persone più varie. C'è il cardinal Bertone, segretario di Stato. Ma ci sono anche monsignori di diversa caratura, e tra questi alcuni che vengono dalla Sicilia. Raccontano che da tempo, i vertici di Pechino invitano in Cina vescovi della Sicilia. Lì hanno interessi economici, ma anche culturali. Siciliano di Piazza Armerina era Prospero Intorcetta, missionario gesuita, il primo a tradurre le opere di Confucio in latino. È in queste circostanze che il cardinal Romeo, arcivescovo di Palermo, sarebbe stato invitato in Cina. Siamo a novembre dello scorso anno. Il 6 gennaio, Benedetto XVI annuncia il Concistoro. Tra le nuove berrette rosse c'è John Tong Hon. Tong ha preso il posto del battagliero arcivescovo Joseph Zen alla guida della diocesi di Hong Kong. Tong sembra avere un profilo più moderato. Nel 1985, presenziò all'ordinazione illecita di Jin Luxian, vescovo di Shangai, costretto ad accettarla per timore che venisse chiuso il seminario. Ma la sua moderazione, mista a una certa fermezza, è forse considerata dal regime cinese ancora più pericolosa. «Ci saranno difficilmente passi avanti dopo questa ordinazione» dice un prelato. Dunque, ci sarebbe la Cina dietro la diffusione dell'ipotesi di complotto. E il cardinal Castrillon Hoyos (ancora risentito per essere stato rimosso da Ecclesia Dei nel 2009) un mezzo per amplificare il tutto. Mentre si parla di questo nei corridoi, le visite di calore proseguono in tutta serenità. Più che testimoniare una ascesa di «bertoniani» (sono quasi tutti cardinali di «tabella», giunti alla porpora per l'incarico in Curia o per l'arcivescovado che governano), i profili dei nuovi cardinali raccontano di una direzione che Benedetto XVI ha impresso alla Chiesa, fondata più sulla solidità del diritto e la profondità della formazione. E lo scambio di opinioni dei cardinali è stato sereno. D'altronde, la Chiesa - spiega il neocardinale Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze - è «un'esperienza varia, articolata» e ci sono anche «le piccolezze, le traversie». Ma è prima di tutto - sottolinea - «una realtà universale». Racconta Betori: «Nel collegio cardinalizio c'è stato uno scambio franco, libero, bello, che fa giustizia a visioni troppo angolate. Visioni che fanno vedere solo un profilo della Chiesa, che ne ha un miliardo». E poi scherza: «Cosa si sono detti i cardinali? Chi ha preso la parola? Su questo c'è il segreto e almeno il primo giorno di scuola preferisco mantenerlo».