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Sì della Camera, lo "svuota-carceri" diventa legge

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Camera dei Deputati

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Alla Camera arriva il via libera definitivo al decreto legge "svuota-carceri". Ma al provvedimento, sul quale il governo la scorsa settimana aveva incassato la fiducia per contrastare l'ostruzionismo della Lega, alla fine mancano parecchi voti della maggioranza.  Nel Pdl in 29 votano "no"; in 6 si astengono e in 41 non partecipano al voto (2 risultano in missione), a testimonianza di un malessere diffuso nel partito: diversi deputati del partito di Berlusconi, intrattenendosi alla buvette di Montecitorio dopo il voto, commentavano che il testo, in cui si stabiliscono una serie di misure per contrastare il sovraffollamento delle carceri italiane prevedendo tra l'altro l'ampliamento della possibilità di detenzione domiciliare, «lascia campo libero alla Lega in materia di sicurezza». In più dietro a tante "defezioni", si spiega tra i pidiellini, si "nasconde" anche la protesta per il "no" del governo alla candidatura di Roma come sede per le Olimpiadi del 2020. Anche nel Pd lo schieramento non è proprio compatto: su 206 deputati votano in 179, mentre in 25 disertano. Astenuti 5 radicali. Così come si astengono 12 deputati di Popolo e Territorio. Lega e Pdl hanno votato compatti contro il decreto, che ora è legge, e che viene difeso dal ministro della Giustizia Paola Severino. «Non è nè un indulto mascherato - assicura - nè una resa dello Stato alla delinquenza». «Spero che gli italiani si leggano il provvedimento perchè non contiene alcun automatismo», aggiunge. E rispondendo agli attacchi della Lega, assicura: «Mi sento molto più colpevole delle morti in carcere per suicidio che delle conseguenze di un decreto che dovrebbe contribuire a salvare il carcere dallo stato di degrado in cui attualmente si trova». Durissimo l'attacco al governo da parte della Lega, che organizza anche una protesta davanti a Montecitorio. «noi stiamo con Abele: votiamo contro un decreto indecente, che è un indulto mascherato», tuona Nicola Molteni, secondo cui il testo «non risolve nessuno dei problemi, ma riduce i livelli minimi di sicurezza della gente». E critico è anche Antonio Di Pietro, secondo il quale il decreto «è di per sè criminogeno, e rende un governo pavido correo dei delinquenti». Ma le altre forze politiche difendono il testo. «Ora il ministro Severino inizi un nuovo percorso: servono più risorse e più coraggio per la giustizia», dice Giulia Bongiorno (Fli). «Davanti all'emergenza che c'è - osserva il centrista Roberto Rao - questo decreto è il primo passo. Ora auspichiamo misure organiche per modificare in modo strutturale il sistema giudiziario italiano». Per Emanuele Fiano (Pd), «questo decreto rappresenta un nuovo inizio e serve alla sicurezza di questo Paese». Mentre per Enrico Costa (Pdl) il provvedimento «non e uno "svuota-carceri" ma un "salva-carceri"». «Nessun delinquente finirà per strada - puntualizza - e questo decreto rappresenta un ponte verso un sistema carcerario in cui la pena non è solo espiazione, ma anche recupero e in cui la custodia cautelare prima del giudizio deve essere un'eccezione».  

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