Le primarie di Genova fanno esplodere il Pd
Nichi Vendola ancora una volta dà scacco matto a Pier Luigi Bersani, a capo di un partito sempre più dilaniato. Lo ha fatto andando a vincere, domenica notte, con un suo candidato le primarie di coalizione del centrosinistra a Genova. Marco Doria, appoggiato da Sel ha infatti battuto i due esponenti del Pd, il sindaco uscente Marta Vincenzi e la senatrice Roberta Pinotti, appoggiata dall'area che fa capo a Enrico Letta. Una sconfitta che ripete quelle nelle primarie di Milano – dove il Pd perse contro Giuliano Pisapia – di Napoli – dove vinse Luigi De Magistris – e di Cagliari dove a trionfare fu il giovane Massimo Zedda contro il candidato Democratico Cabras. La conclusione di una vicenda che ancora una volta ha visto il Pd presentarsi spaccato davanti ai suoi elettori ha immediatamente ridato fiato a tutti coloro che nel partito Democratico stanno facendo la guerra a Pier Luigi Bersani per trovare un nuovo segretario in vista delle prossime elezioni politiche. Tanto che proprio il leader del Pd ieri ha cercato di mettere a tacere le voci «interne» che già chiedono la convocazione di un congresso straordinario: «Lasciamo stare, prima di tutto l'Italia: guardiamo i problemi che abbiamo avanti». Ma la frana del Pd a Genova ha investito anche i dirigenti locali: uno dopo l'altro, ieri, hanno rimesso il mandato alle rispettive assemblee, prima il segretario provinciale Victor Rasetto e poi quello regionale Lorenzo Basso: «Abbiamo deciso di farlo per senso di responsabilità e per consentire che si apra una discussione politica vera – hanno spiegato – Non vogliamo fare i capi espiatori. Al termine delle assemblee, prenderemo le nostre decisioni». L'analisi dei motivi della sconfitta è comunque un'accusa ai vertici del partito: «Bisogna analizzare le ragioni per cui i cittadini hanno scelto Doria. C'è una richiesta di cambiamento e innovazione profonda che il Pd non ha saputo interpretare. E se non lo fai, ti innovano gli elettori». Caustico il commento del sindaco di Bari Michele Emiliano, che è anche presidente pugliese del Pd: «Vendola oggi ha un altro scalpo attaccato alla cintola». E neppure Enrico Letta ha rinunciato a una stoccata al segretario: «Bisogna accettare il risultato delle primarie di Genova e sostenere Marco Doria, il candidato che è uscito vincitore. Ciò detto c'è una lezione da trarre: a Genova il Pd paga un prezzo per essersi presentato diviso e per aver sottovalutato il giudizio non positivo dei cittadini genovesi su come è stata governata la città in questi anni». Bersani ha fatto buon viso a cattivo gioco, ha spiegato che ora il Partito Democratico appoggerà «con convinzione» il vincitore delle primarie ma si è capito che l'ennesima sconfitta nei confronti di un candidato di Nichi Vendola non l'ha digerita. Soprattutto guardando i risultati del voto: se il Pd si fosse presentato unito avrebbe vinto. E la sua irritazione è trapelata nel commento rilasciato nei corridoi della Camera: «Sarebbe cosa buona e logica che il Pd selezionasse la sua candidatura per vie interne». Però, ha aggiunto, «il meccanismo delle candidature non è nelle mani del segretario nazionale, ma è affidato alle federazioni locali. Lo prevede lo statuto». Marco Doria, il docente universitario di 54 anni che aveva incassato anche il sostegno di Don Gallo, il sacerdote genovese da sempre vicino ai movimenti, domenica notte ha festeggiato davanti al proprio point elettorale, dove si erano radunati centinaia di sostenitori, che hanno stappato bottiglie di spumante e intonato cori fino a notte fonda. «Penso che dietro al mio successo ci sia una grande voglia di cambiamento», ha commentato. Un cambiamento con il quale ora dovrà fare i conti anche Pier Luigi Bersani.