Le auto blu non si fermano Nel Lazio record di spese
Da una parte pazienti medicati sul pavimento di un Pronto soccorso. Dall'altra sprechi e privilegi. L'Italia è ferma qui. E più il momento è difficile, più le fortune di cui gode la casta risultano insopportabili agli occhi del «popolo». I «tecnici» - professori solo prestati alla politica - lo sanno bene e sono al lavoro a quella che lo stesso Monti ha definito sin da subito «l'operazione trasparenza». Filippo Patroni Griffi, ministro della Funzione pubblica, ha iniziato dalle tanto odiate auto blu. Le vetture di rappresentanza e quelle di servizio (le cosiddette auto grigie) sono diminuite rispettivamente del 13 e del 10 per cento rispetto al 2010. Per un totale (è quanto risulta del censimento svolto da «FormezPa» su incarico del Dipartimento) di 64.524 auto stimate e un risparmio atteso di circa 300 milioni l'anno. Patroni Griffi è soddisfatto. «Questo esecutivo - spiega - considera un atto di valore politico riportare l'uso delle auto alle ristrette funzioni di servizio eliminando ogni abuso». Di più. «Quella del risparmio sulle auto blu è una partita importante, ma più importante ancora è far capire che le auto di servizio sono di servizio e non sono status symbol» perché «soprattutto in un momento di crisi e di sacrifici» sono finite per rappresentare «un privilegio e un insopportabile spreco di denaro pubblico». L'impegno del ministro parte dalla chiarezza dei numeri di questo censimento, disponibili per chiunque ne avesse curiosità sul sito del governo (www.censimentoautopa.gov.it.). È, però, proprio andando a spulciare le tabelle che ci si accorge che la «guerra al privilegio» è tutta da combattere. Gli sprechi sono evidenti e - purtroppo - il Lazio si conferma una tra le Regioni meno virtuose. Quanto alle auto blu, ad esempio, fanno peggio di noi solo Sicilia (che guida la classifica staccando tutte le altre Regioni con 1250 auto di rappresentanza, ovvero quanto Piemonte, Liguria Emilia Romagna e Veneto messe insieme) e Campania (ferma a quota 701). Se ne contano infatti ben 637, che vanno poi aggiunte alle 1969 auto grigie. Non bastasse, c'è un altro dato che farà discutere. Esistono 712 auto non utilizzate. Vetture, cioè, per cui lo Stato paga le spese di custodia, manutenzione e assicurazione, ma che però nessuno utilizza. Anche qui il primato spetta alla Sicilia, con la provincia di Catania che ne dichiara ben 49. E se fa un po' sorridere il fatto che la medaglia d'argento se la aggiudichi proprio il ministero per le Infrastrutture e i Trasporti con le sue 36 vetture non utilizzate, anche in questo caso la Regione Lazio non è da meno. A disposizione delle diverse Giunte della Pisana ci sono ad esempio ben 18 auto blu ferme, mentre 7 sono registrate alla voce «consiglio regionale». Altre 8 sono a disposizione dell'Ersa, l'agenzia per lo sviluppo e l'innovazione dell'agricoltura, 3 appartengono a consorzi e unioni tra enti locali e azienda strade Lazio (Astral, s.p.a.) e una all'agenzia regionale per la protezione dell'ambiente. Undici, poi, le macchine ferme nei Comuni del Lazio, e una a disposizione della Provincia di Rieti. Sprecano anche le università: 2 utilitarie bloccate a Tor Vergata e una all'Ateneo della Tuscia. Una viene registrata anche dalla camera di Commercio di Frosinone. La notizia, però, è - come spesso accade - in fondo alla tabella. Nonostante tutti i tagli, dopo le bancherotte, e con tutti i disservizi che hanno reso famosa la sanità laziale, scopriamo che le Asl continuano a sprecare. Vince la fondazione «Policlinico Tor Vergata» con tre auto di servizio lasciate in garage. A quota due si fermano le Asl Roma/G e quella di Latina. Hanno una sola macchina inutilizzata, invece, l'azienda ospedaliera San Camillo Forlanini (la stessa dove i Nas dei carabinieri hanno riscontrato i disservizi su cui adesso indaga la Procura), il policlinico Umberto I, il San Filippo Neri, la Asl di Viterbo. Non è finita. Esistono altre criticità: intanto il fatto che il parco macchine sia «obsoleto», con ben 16mila auto (27%) che ha oltre 10 anni, con importanti conseguenze sull'inquinamento. Quanto alla cilindrata, il 16% risulta superiore ai 1.900 cc, e sono state censite anche 300 macchine di cilindrata superiore al limite dei 1.600 cc imposto dal decreto del luglio 2011. «Non esistono sanzioni dirette per chi sfora - conclude Patroni Griffi - il nostro compito è mettere con le spalle al muro le amministrazioni». «L'operazione trasparenza» è solo all'inizio.