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La presunzione dei tecnici

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Un esercito di auto blu e i pronto soccorso degli ospedali da zona di guerra. Fotografata così la situazione dell'Italia è irrecuperabile e al posto della cancelliera tedesca Merkel, oggi in visita a Roma, ci sentiremmo quasi autorizzati ad alzare il ditino per trasformarci in tedeschi pure noi. Ma la realtà italiana, al netto delle falle, degli errori, dei ritardi culturali e degli scivoloni tipici del nostro carattere nazionale, è molto più complessa. Quando il premier Mario Monti dice che vuole cambiare la mentalità degli italiani ha dei buoni motivi, ma se intende piegare la nostra visione del mondo a quella dei berlinesi, degli inglesi o dei viennesi sbaglia. Quando un popolo (o una casta) pensa di essere antropologicamente superiore a un'altra, solitamente commette due errori: 1. Sopravvaluta se stesso; 2. Sottovaluta gli altri. È quel che sta capitando ai tedeschi in questo momento storico e nello stesso tempo è un fenomeno che comincia a balenare anche nel linguaggio e nelle azioni del nostro italico e «strano» (Monti dixit) governo dei tecnici. In prima pagina ieri sul Financial Times c'era un titolo che più o meno suonava così: «Chi è Schauble per dare lezioni ai greci?». Già, chi è Schauble? Un ministro di cui forse ci sarà un domani qualche passaggio nelle cronologie, niente di più. Che cosa è la Grecia? La culla della civiltà occidentale, il brodo primordiale - finora mai superato - della nostra conoscenza. Più che Tubinga noi ricordiamo Atene. E saremo mediterranei, forse un po' disordinati, certamente rumorosi, ma siamo per la cultura della vita, per la creatività e l'esaltazione del bello. Ho visto tanti tedeschi viaggiare su una fiammante Bmw, aprire lo sportello e calzare dei terrificanti sandali di plastica dal colore improbabile. Mi dispiace per i razionalisti berlinesi, ma la penso come Mark Twain: «Se volete riconoscere un gentiluomo, guardate le sue scarpe». Gli italiani - e in questo Monti ha ragione - hanno bisogno di più disciplina, ma non di cambiare la mentalità tout court. Serve trasparenza. A cominciare dai governi, perché se il precedente era alla frutta, questo è all'ammazzacaffè. Attendiamo con ansia di leggere i profili patrimoniali dei suoi ministri, sono sicuro che gli italiani da 1500 euro al mese e i pensionati ai quali è stato chiesto di stringere la cinghia avranno di che commentare. Ricordo una battuta molto istruttiva: «Chi critica i consumi, solitamente ha già consumato». Così è dei governanti, di qualsiasi colore essi siano. Un minuto prima di avere lo scettro sono illuminati, laici e tolleranti. Dei saggi. Un minuto dopo essere saliti sul trono diventano naturalmente dispotici, altezzosi e sprezzanti nei confronti di chi li critica. Dei tecnici.  

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