Faccia a faccia Monti-Merkel

Monti potrebbe fare da mediatore tra l'intransigenza della Germania e il partito europeo del rigore e coloro che invece sono per un approccio meno ragionieristico alla crisi di Atene e per un piano di salvataggio non legato a doppio filo a soluzioni capestro. Il rischio è che la Grecia precipiti nel default con un impatto pericoloso su tutta l'Eurozona. Oggi il Cancelliere Angela Merkel sarà in visita a Roma per un incontro con il premier e il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Si parlerà dei «compiti a casa» che il governo sta facendo, dalle liberalizzazioni alla riforma del mercato del lavoro. E non ultima l'introduzione dell'Ici per i beni ecclesiastici che ha già avuto il plauso di Bruxelles. Ma sul tavolo ci sarà anche la crisi della Grecia. Ieri da Berlino è venuta la smentita all'ipotesi di un prestito ponte per evitare il rischio di default fino a dopo le elezioni anticipate indette ad aprile. La Germania è intenzionata ad andare avanti nella linea del rigore fino alle estreme conseguenze. Sulla questione greca, Berlino si gioca il ruolo di regista assoluto della governance economica europea. Il rischio è una germanizzazione dell'Europa, ovvero il prevalere dei criteri contabili alle ragioni della crescita. Un pericolo che gli Stati Uniti hanno ben presente tant'è che i quotidiani americani hanno apostrofato Monti come colui che davvero può determinare il futuro dell'Europa. Cioè come colui che può mettere un arginare alla politica tedesca. Ed è lo stesso che i partiti, dal Pd al Pdl, hanno chiesto al premier con un pressing che ieri, alla vigilia, del vertice con la Merkel si è fatto più pressante. Al punto che il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, ha addirittura dettato a Monti le richieste da fare al Cancelliere. «Mi aspetto che con la sua diplomazia e con il suo buon inglese dica alla Merkel che va benissimo il rigore ma non solo quello, altrimenti andiamo contro un muro» afferma Bersani. E poi: «io le direi, come ho fatto al presidente tedesco, che non è vero che ognuno si salva da solo, non è stato vero neanche per la Germania, l'euro nacque dopo la caduta del Muro di Berlino da un patto strategico economico e politico». Per Bersani «la Germania deve convincersi che servono strumenti collettivi per difendere l'euro e una politica di investimenti. Mi vergogno per come l'Europa ha trattato il popolo greco. I cittadini greci sono nostri fratelli, dobbiamo dargli una mano, se si abbandona questa logica non si salva nessuno, questo direi alla Merkel, poi se non lo capisce...».   Intanto ieri un gruppo di parlamentari della Commissione Esteri della Camera ha incontrato a Roma l'Ambasciatore greco per «esprimere solidarietà al popolo greco che sta vivendo il momento più drammatico della sua storia». Margherita Boniver, esponente del Pdl, in Commissione esteri, ha sottolineato che «le misure di austerità chieste dalla troika europea ed approvate dal Parlamento stanno provocando una vera e propria caporetto economica». Pressing anche dai sindacati, Cgil in testa. «Salviamo la Grecia» è la richiesta della Cgil a Monti, in vista dell'incontro con la Merkel. «Non è più possibile mantenere un atteggiamento che risulta ormai punitivo e ideologico contro l'intero popolo greco. L'accumularsi dei ritardi degli aiuti peggiora la situazione aggravandone, inevitabilmente, gli esiti». Il premier «deve farsi portatore di questa istanza, affiancando l'equità e la solidarietà al rigore. In caso contrario l'Europa rischia di andare contro il proprio modello sociale». Sulla stessa linea la Uil. «Abbiamo bisogno di un'Europa per lo sviluppo. Il nostro auspicio è che l'incontro Merkel-Monti si ponga questo obiettivo prioritario». Intanto ieri l'agenzia internazionale Moody's ha abbassato il rating di 114 banche europee, tra cui 24 istituti italiani. Il downgrade è legato in primo luogo «al negativo e prolungato impatto della crisi dell'area euro, che rende molto difficile la situazione operativa per la banche europee». In secondo luogo dal «deterioramento del merito di credito dei rating sovrani, che ha portato all'aggiustamento dei rating di nove Paesi lo scorso 13 febbraio» e infine dalle «sfide importanti» che dovranno affrontare le banche con «significative attività sui mercati dei capitali». Queste difficoltà, secondo Moody's, non riescono ad essere compensate dalla presenza di fattori positivi come il supporto offerto dai governi al sistema bancario e la politica monetaria accomodante. Rivisto al ribasso anche il giudizio su 9 gruppi assicurativi europei. Moody's ha tagliato il rating di Eni e delle Poste da A2 ad A3, mantenendo negative le prospettive, e ha rivisto da stabile a negativo l'outlook di Finmeccanica. La scure dell'agenzia si è abbattuta pure su alcune città e Regioni: Lombardia, Toscana, Umbria e Veneto, la Provincia e il Comune di Milano come pure quelli di Firenze, la provincia di Torino e la città di Venezia. Ribassati anche i rating di varie regioni ed enti locali spagnoli, portoghesi e austriaci, nonchè quello di varie società francesi, tra cui quelle ferroviarie. Il declassamento unito alle notizie sulla Grecia hanno mandato in negativo le Borse europee. A Milano il Ftse Mib ha chiuso in rosso dello 0,87%.