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Dalla Procura di Roma arriva la richiesta di processare il Cav

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Daieri, infatti, è al vaglio del gip del tribunale capitolino la richiesta di rinvio a giudizio avanzata dal procuratore aggiunto Pierfilippo Laviani e dal sostituto Barbara Sargenti, per i due Berlusconi ed altre dieci persone. Una vicenda giudiziaria sulla quale, però, si allunga il rischio della prescrizione. Per i fatti contestati, riferiti alla compravendita di diritti televisivi contabilizzati nel 2004, la prescrizione è dietro l'angolo: aprile 2012. Margine leggermente più ampio per le dichiarazioni contabili del 2005 che andranno prescritte nell'aprile dell'anno prossimo. L'inchiesta romana costituisce una "costola" di quella omologa milanese dove però la posizione di Berlusconi è stata prosciolta (una decisione su cui la Procura meneghina ha presentato ricorso in Cassazione). Agli imputati vengono contestati i reati di evasione fiscale e di violazione delle norme tributarie. Il riferimento è ad una presunta frode di circa dieci milioni di euro, il cui invio alla magistratura romana si è instaurato per competenza territoriale, giacchè nel periodo valutato la sede sociale di Rti (una delle società coinvolte) era nella Capitale. La Procura chiede il rinvio a giudizio anche per il produttore tv americano Frank Agrama, del consigliere di amministrazione di Mediaset Pasquale Cannatelli, dell'ex ad di Rti Andrea Goretti, dei manager Rti Gabriella Ballabio, Daniele Lorenzano, Giorgio Dal Negro, Roberto Pace e Guido Barbieri, nonché dei cinesi Paddy Chan e Catherine Hsu Chun. Al centro delle indagini ci sarebbe l'ipotesi che siano stati "gonfiati" i prezzi dei diritti acquistati presso alcune importanti major (società di produzione) statunitensi. In particolare, si tratterebbe di operazioni di sovra-fatturazione che avrebbero consentito ad Rti e Mediatrade di detrarre fiscalmente cifre superiori a quelle effettivamente sborsate. Negli atti allegati alla richiesta ci sono anche le motivazioni della sentenza emessa dal gup di Milano, il ricorso in Cassazione presentato dalla Procura, la testimonianza del produttore Silvio Sardi nonché le dichiarazioni di Giancarlo Leone, già amministratore delegato di Rai Cinema, secondo il quale le trattative per l'acquisto dei diritti avvenivano direttamente con le major. In più, secondo l'ipotesi accusatoria, la differenza tra le somme investite e quelle indicate nelle fatture (allegate ai bilanci societari) sarebbero state finalizzate alla creazione di fondi neri successivamente a un complesso giro che avrebbe portato il denaro prima in estremo oriente, e successivamente in Italia.

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