Sulla decisione l'ombra di Italia 90
Qualcuno,forse, avrà pensato che anche stavolta si rischiava di finire come allora, con troppe spese ingigantite rispetto ai costi iniziali per poi ritrovarsi comunque con impianti sportivi obsoleti. E pensare che Italia ‘90 poteva essere l'occasione giusta per rendere moderni ed efficienti tutti i nostri stadi che, invece, vennero solo ristrutturati, ritoccati e coperti. Cosa, quest'ultima, neanche necessaria, visto che nessuno la pretendeva, come dichiarò nel 1994 l'allora presidente della Fifa Joao Havelange. Solo due vennero costruiti ex novo: il Delle Alpi di Torino, poi abbattuto nel 2008 per far posto al nuovo e, questo sì, moderno stadio della Juventus e il San Nicola di Bari. Una cattedrale nel deserto a forma di astronave capace di ospitare 60.000 persone ma riempita pochissime volte in ventidue anni di vita. Per gli stadi, tutti di proprietà pubblica in quanto costruiti o dalle amministrazioni locali o dal Coni, nel '90 lo Stato spese 1.250 miliardi delle vecchie lire, circa 645 milioni degli attuali euro. Solo per l'Olimpico di Roma, dal giorno della presentazione del piano di ristrutturazione (10 aprile '87) al 1990, il progetto subì così tante modifiche al punto di far triplicare i costi dai previsti 80 miliardi di lire ai 233 poi realmente spesi. Idem al San Paolo di Napoli, finito al centro delle polemiche per la costruzione del terzo anello, direttamente collegato alla struttura di sostegno della copertura. Quest'ultimo, infatti, venne poi inibito al pubblico perché ogni volta che il Napoli segnava gli spettatori esultanti provocavano una miriade di vibrazioni che, attraverso i piloni di sostegno della copertura, si diramavano nel terreno per poi propagarsi ai fabbricati adiacenti allo stadio causando perfino alcune lesioni all'interno degli appartamenti. La ristrutturazione del San Paolo fu anche oggetto di un processo per accertare l'effettiva sussistenza di un complesso sistema di truffe e corruzioni a cui avrebbe dato vita. Questo iniziò nel 1991 e si chiuse solo nel 2006 (quindici anni dopo), con la I sezione del Tribunale di Napoli che accertò l'esistenza del fenomeno di tangenti e corruttela ritenendo responsabili cinque dei numerosi imputati, tra i quali anche noti politici, amministratori ed imprenditori locali. Ma nessuno venne condannato poiché i reati erano ormai prescritti.