Monti: "Sul lavoro non ci fermiamo"
Sorride il premier Monti, nonostante tutto. Nei primi cento giorni del suo governo ci sono state difficoltà e forse, dice, «ce ne saranno di più dure». Ma è fiducioso. A Sky Tg 24 il Professore ricostruisce le sfide del suo esecutivo, spezza una lancia a favore dei giovani, poi avverte i sindacati sulla riforma del lavoro: sì all'impegno per arrivare a un'intesa «entro marzo», ma aggiunge: «Non potremmo fermarci se a quel tavolo non ci fosse un accordo, ma operiamo perché a quel tavolo l'accordo ci sia. Certo non un accordo purchessia». Del resto l'intesa «dovrà essere capace di dare alle imprese straniere la voglia di investire nel nostro Paese, senza che si annulli la tutela dei lavoratori». Poi torna sui giovani che, spiega, «oggi sono veramente emarginati, spesso disperati e a ragione». Ha fiducia nel buon esito della trattativa sul lavoro? «Certamente, anche qui ho trovato molto senso di responsabilità e, pur nella diversità di prospettive, di interessi e di visione del mondo, una grande volontà di agire per il bene dell'Italia». La strada è quella giusta, ribadisce il presidente del Consiglio: «Se gli italiani andranno avanti con questo senso di responsabilità e con questa maturità mi permetto di non mettere un limite ad uno spread che può anche arrivare ad una differenza zero, ma questo lo vedranno i miei successori». Il governo tecnico è solido, assicura: «Sono molto soddisfatto innanzitutto del mio team con cui lavoro molto bene. Poi sono soddisfatto delle forze politiche che, pur trovandosi un corpo estraneo davanti a loro, hanno instaurato con noi un rapporto di grande comprensione». La copertina su Time? «C'è un po' di esagerazione. L'Europa non ha bisogno di essere salvata ma l'Eurozona attraversa un momento di difficoltà. Vedo progressi perché l'Italia non viene più concepita come un focolaio di crisi». Adesso, insiste, è «importante chiudere la pagina della Grecia. Stati come Italia e Spagna di tutto hanno bisogno tranne che trovare altre turbolenze». Nessuno sconto alle agenzie di rating, che «a volte sbagliano», ma va detto che «fanno un lavoro difficile». Insiste: «Non hanno visto quasi niente della grande crisi finanziaria 2007-2008. Ma quando declassano è troppo facile per chi viene declassato dire "hanno torto". In genere - aggiunge - sono gli Stati che hanno dato peso alle agenzie di rating, eleggendole quasi a vangelo. Vanno prese "cum grano salis"». Monti conferma che «la situazione dell'Italia è ben diversa da quella della Grecia che esce da anni di una politica che nel creare false speranze è stata maestra. Possiamo non essere soddisfatti della politica italiana, ma per quella greca purtroppo il punto di partenza è molto basso». Ma l'accordo ancora non è vicino: la scelta della conference call al posto della riunione del'Eurogruppo prevista per oggi «è il risultato del fatto che nella valutazione di Juncker non ci sono ancora elementi di consenso sufficienti per essere sicuri che la riunione sia proficua. Siccome c'è comunque una riunione ordinaria lunedì, Juncker ha preferito fare così». Mentre venerdì 17 febbraio sarà a Roma la cancelliera Angela Merkel. Inoltre il presidente del Consiglio ha confermato l'intenzione di usare la legge delega per «andare oltre sul tema della riforma fiscale» e di premere l'acceleratore sulla lotta all'evasione fiscale. E l'Ici alla Chiesa? «Faremo una precisazione su questa tematica dell'uso commerciale degli immobili in relazione all'Ici». Infine non si sbilancia su quali tra le migliaia di emendamenti presentati in Senato sul dl liberalizzazioni possa essere considerato migliorativo. «Il lavoro in dettaglio lo fanno i miei colleghi con il presidio centrale del sottosegretario Catricalà - ha detto - se ci sono emendamenti migliorativi preferisco non spacchettare qualcosa che può essere solo unitario». Troppi emendamenti? È inevitabile, «gli interessi che si vanno a toccare - ha specificato - sono tantissimi e riguardano tantissime categorie o presenti in Parlamento o con vicinanza politica a questo o quel partito. Uno dei vantaggi di questa strana formula di governo che c'è ora è poter chiamare a contributo tutti, ridurre i privilegi di tutte le categorie per una soluzione bilanciata, l'ho chiamata "disarmo laterale"». Il Professore si sofferma anche sui mancati pagamenti alle imprese: è un «problema reale e qualche volta drammatico» ma «non possiamo strangolare lo Stato». Intanto la Fiom alza il tiro della protesta contro «ogni manomissione dell'articolo 18», contro gli accordi separati in Fiat e per «contrastare le scelte sbagliate del governo» Monti. Le tute blu della Cgil scenderanno in piazza il 9 marzo con una manifestazione a Roma e uno sciopero generale di otto ore di tutta la categoria.