Un privilegio che vale 200 milioni
Altro che abolire i vitalizi, gli italiani continueranno a pagare gli assegni di deputati, senatori e consiglieri regionali ancora per molto tempo. Infatti gli ex onorevoli col vitalizio sono 1.464, gli ex senatori 843. Per pagare gli assegni, compresi quelli di reversibilità, ogni anno la Camera impegna 138 milioni di euro, il Senato 79 milioni. Più contenuto, ovviamente, il prezzo pagato dalle Regioni. Il Lazio spende 16 milioni all'anno. Ci sono stati parlamentari che hanno ottenuto la superpensione dopo soltanto un giorno in Parlamento. Proprio così. Era il 12 maggio 1982: l'esponente del Partito Radicale Luca Boneschi fu proclamato deputato. Entrava alla Camera al posto di Marcello Crivellini. Il giorno dopo si dimise. Grazie a una norma che assegnava il vitalizio anche in caso di scioglimento anticipato della legislatura o di dimissioni, previo versamento di pochi contributi, ha ancora diritto all'assegno. Poi ci sono i casi di altri due esponenti radicali: Angelo Pezzana e Piero Craveri. Il primo diventò deputato il 6 febbraio 1979. Lasciò Montecitorio la settimana seguente. Dopo aver versato alcuni contributi, incassa un vitalizio di 1.733 euro netti al mese. Il secondo politico radicale, lo storico Piero Craveri, fu proclamato senatore il 2 luglio 1987. Il 9 luglio le dimissioni, approvate dall'Aula. Negli ultimi anni le cose sono migliorate: ora servono 5 anni di legislatura e 65 anni d'età per il vitalizio. Ma i privilegi restano. Anche nelle Regioni. Tante, compreso il Lazio, hanno abolito il vitalizio ma dalla prossima legislatura. Nel frattempo la Regione guidata dalla Polverini ha deciso di estendere la pensione anche agli assessori «esterni», quelli che non sono stati eletti in Consiglio regionale, nel Lazio sono 14 su 15. Il regolamento prevede la sospensione dell'assegno se il deputato sia rieletto al Parlamento italiano, a quello europeo o in un Consiglio regionale. Niente vitalizio anche se il titolare assume cariche pubbliche che hanno un'indennità pari o superiore al 40 per cento di quella parlamentare. A meno che l'onorevole non decida di rinunciare allo stipendio che riceverebbe per il nuovo incarico. Ovviamente i parlamentari hanno diritto anche alla buonuscita. Il deputato versa ogni mese il 6,7 per cento dell'indennità lorda, pari a 784,14 euro, in un fondo. Al termine della legislatura, riceve l'assegno di fine mandato. Con una legislatura si intascano 46.814,56 euro. In tutto Montecitorio costerà quest'anno 1 miliardo e 59 milioni 613 mila 354 euro: il 2,47% in meno del 2011. Dunque nel 2012 la Camera restituirà alle casse dello Stato circa 28 milioni di euro. Resterà invariata fino al 2014 la dotazione chiesta al Tesoro, pari a 992.800 milioni di euro. La spesa per i deputati scende del 3,28% rispetto al 2011, e rispetto al 2005, questa posta è scesa del 23%. Il Senato spenderà invece quasi 600 milioni. A. D. M.