Schifani avverte i partiti: sugli emendamenti esame rigoroso
Enemmeno il registro per gli animali e le norme per rendere più facile l'attività di tiro a segno. Forse potrebbero saltare anche le proposte sulla cancellazione del Beauty Contest per spingere un'asta per la concessione delle frequenze televisive. L'ondata di 2.299 emendamenti arrivata sul decreto delle liberalizzazioni si infrangerà in gran parte sugli scogli dell'ammissibilità. Che per i decreti è particolarmente rigida, visto che la tagliola può scattare per tutte le proposte di modifica estranee alle materie trattate. Il presidente del Senato, Renato Schifani, è sceso in campo, con un pressing deciso, in due tempi. Prima ha inviato il presidente della commissione Industria «ad esercitare una scrupolosa e rigorosissima valutazione dell'ammissibilità degli emendamenti». Poi, dopo che il capogruppo Pdl Maurizio Gasparri aveva diffuso una nota per chiedere di non comprimere il confronto, ha indirizzato «un appello formale a tutti i capigruppo di essere conseguenti a quanto dichiarato: facciano ritirare tutti quegli emendamenti al dl liberalizzazioni che non toccano i punti su cui intendono concentrarsi». «Un sacrificio», ha spiegato, che è richiesto dalla strategicità del provvedimento nell'attuale situazione. L'esame degli emendamenti subirà una decisa sfoltita, anche se dalla valanga iniziale è difficile che si arrivi a poche proposte. Dai primi conti emerge che tra le proposte ce ne sono 530 identiche, fotocopia, che quindi saranno esaminate in modo congiunto, accorciando i tempi. Il numero delle norme scende così a circa 1.770. Oggi c'è la prova ammissibilità. E, secondo il presidente della Commissione, il pidiellino Cesare Curzi, altre 200 potrebbero non riuscire a superare queste forche caudine. Su questo sembra esserci l'impegno dei partiti. Gasparri certo non nasconde la voglia di intervenire. «Il decreto è pavido di fronte ai poteri forti - afferma con tono deciso - Gli faremo una iniezione di coraggio perché non tutti sono banchieri o portavoce di lobbies finanziarie o esponenti dei comitati d'affari dei servizi pubblici locali». Ma assicura che il Pdl si concentrerà su un numero limitato e qualificato di questioni. Il leader dell'Udc, Pierferdinando Casini, assicura di voler ridurre al massimo gli emendamenti per consentire un iter veloce e il presidente dei senatori del suo partito si dice pronto a ritirarli. Il Pd, che ritiene strategici 40 suoi emendamenti (da banche a Rc auto, da professioni a farmacie), vuole potenziare il decreto, memore delle lenzuolate del centro sinistra. Una cosa è sicura: il confronto, tra il pressing delle lobby, la lente dei mercati e le diverse sensibilità dei partiti, non sarà una passeggiata.