"I patti segreti non risolvono nulla"
«Non commento notizie già smentite. In ogni caso la trattativa sull'articolo 18 deve essere fatta alla luce del sole. Tentare accordi segreti non risolve il problema». Il segretario della Uil, Luigi Angeletti, spazza subito il campo da ipotesi di inciucio sindacale tra il premier Mario Monti e la leader della Cgil, Susanna Camusso, anticipato dal quotidiano La Repubblica. «Non è la prima volta che i giornali inventano notizie. Per noi la risoluzione del tema è semplice. Posto che nessuno vuole licenziare senza giustificato motivo, allora basta scrivere regole chiare sulle cause di rescissione di un contratto per motivi economici». Intanto qualcuno ipotizza accordi segreti e trattative a due? «È stato smentito tutto. E in ogni caso su materie così delicate si deve fare tutto alla luce del sole. Le intese segrete non credo siano risolutive del problema». Presto anche sarete chiamati discuterne con il governo? «Finora non è stato fissato nessun incontro ufficiale. Anche in questo caso non è la prima volta che i giornali inventano le notizie». Passiamo all'oggetto del contendere. Qual è la vostra soluzione per modificare l'articolo 18? «Quella che spieghiamo regolarmente. Si discute di flessibilità relativa all'ingresso nel mondo dei lavoro e della riforma degli ammortizzatori che si blocca sui soldi, senza soluzioni concrete. Noi abbiamo un'idea razionale del problema». Ce la illustra? «La premessa è che l'articolo 18 protegge dai licenziamenti senza giustificato motivo. Tutti dicono che nessuno vuole buttare fuori dalle aziende i lavoratori senza motivo. Anche la Confidustria è d'accordo sulle necessità di evitare abusi. Se questo è il problema allora scriviamo con chiarezza le norme che prevedono le rescissione per motivi economici. Decidiamo quali sono le ragioni di carattere economico per rescindere un contratto. Scriviamole in maniera chiara per evitare abusi. E applichiamole». Questo consentirebbe di dare un segnale chiaro agli investitori internazionali? «Solo regole chiare possono dare certezze. Dico anche di più. Devono essere talmente semplici da essere facilmente tradotte in inglese». Basterà questo a far finire la querelle sull'articolo 18? La discussione sul tema è guidata in maniera strumentale. All'articolo 18 viene attribuita la debolezza del sistema produttivo italiano. La norma però si applica dal 1970 e da allora la nostra industria ha conosciuto di tutto: fasi di espansione, recessione e investimenti stranieri. Forse senza negare l'importanza della flessibilità, l'articolo 18 è un problema marginale rispetto alla chiarezza delle norme». Nella riforma si discute anche di rivedere la cassa integrazione. Che ne pensa? «Il sistema attuale è criticato. E come tutti i modelli non è perfetto. Sto aspettando che qualcuno proponga un meccanismo migliore. In mancanza la migliore soluzione è quella di lasciare le cose come stanno. Si chiude questo dossier dell'articolo 18? Sì. I tempi sono maturi. Si è detto tutto quello che si doveva dire. Alla fine il modello scelto sarà caratterizzato da soluzioni trasparenti, chiare e razionali.