Gli Usa fanno festa. Con Monti la svolta
«È il volto nuovo dell'Italia». Il premier Mario Monti arriva a Washington per l'incontro con il presidente Obama preceduto da una intervista video pubblicata dal settimanale Usa, Time, che gli dedica la copertina e lo incorona come colui che ha sulle spalle il destino dell'Europa. È tutto un tripudio di elogi quello che gli dedica la più prestigiosa stampa americana. Un viatico in piena regola che proietta Monti sulla scena internazionale come uno dei protagonisti. Così il New York Times, sottolinea che dopo «la gelida correttezza» con cui per tre anni Obama ha trattato Berlusconi, «ora Washington accoglie a braccia aperte il nuovo premier». Il quotidiano marca la differenza tra Berlusconi e Monti, ricorda «gli scandali a sfondo sessuale» del primo mentre definisce il secondo un «uomo sobrio, apprezzato sul piano internazionale come un economista capace». A Washington, nella prima della visita di due giorni che porterà oggi il premier a New York all'Onu e a Wall Street, si è scatenata una vera e propria corsa tra giornalisti e diplomatici per accaparrarsi un posto tra i numerosi ricevimenti in agenda e non ultima la cena che ieri sera si è svolta nella scintillante Villa Firenze, sede dell'Ambasciata d'Italia. L'endorsement della stampa americana rispecchia in pieno il pensiero di Obama. «L'Italia sta adottando passi impressionanti per modernizzare la sua economia, ridurre il deficit e riposizionare il Paese sul cammino della crescita - ha detto il presidente Usa a margine dell'incontro bilaterale - Abbiamo fiducia in Monti, potrà condurre il suo paese fuori dalla tempesta verso una crescita stabile». Soddisfatto il premier che ha voluto sottolineare: «Il mondo e i mercati vivono di una merce rara che è la credibilità - ha osservato Monti - Quindi il fatto che il presidente degli Stati Uniti esprima sull'Italia e sugli sforzi che sta facendo una valutazione positiva è già di per sé un aiuto concreto». Parlando al Time poi, Monti indica la sua sfida. «Riusciremo a cambiare il modo di vivere degli italiani». E attacca «alcuni gruppi d'interesse legati al potere pubblico che frenano la crescita». «C'è molto da fare per rimuovere gli impedimenti strutturali allo sviluppo». Parla anche della maggioranza che sostiene il governo, «un insieme dei tre principali partiti ognuno dei quali parla con noi ma non parlano tra loro perché vengono da un periodo di estrema belligeranza». In visita al Congresso, Monti ha sottolineato il ruolo del Parlamento come «interlocutore fondamentale» e ha riferito che il Congresso ha mostrato grande interesse «alla svolta italiana. Gli Stati Uniti che vedono l'Italia non solo come un partner vicino e alleato, ma anche come un Paese che in questa fase può contribuire a dare più impulso alla Ue e alla crescita con un vantaggio reciproco». Intervenendo al Peterson Institute, prestigioso think tank di economia internazionale di Washington, Monti ha ricordato le prossime tappe dell'azione del governo a cominciare dal decreto sulle liberalizzazioni che «sarà approvato con modifiche minime» e alla riforma del mercato del lavoro «riducendo il gap tra l'Italia e i Paesi nordici». Su questo tema, Monti spiega che «non si poteva procedere per decreto ma sono in corso trattative orientate a ridurre la segmentazione del mercato, la distanza tra chi è dentro e chi è fuori e a cambiare alcuni meccanismi anche in termini di flexsecurity». «Finora il focus è stato su austerità e consolidamento fiscale, ma le riforme strutturali sono altrettanto importanti», ha sottolineato Monti. «Lo stimolo europeo può aiutare a superare il blocco delle lobby e degli interessi specifici». Per il premier è anche necessario rilanciare il mercato unico dopo la crisi provocata «dalle resistenze all'integrazione in molti Paesi Ue, dove spinte nazionaliste hanno messo in questione il mercato unico». Al Peterson Institute c'è stato anche un siparietto per Monti. Fred Bergsten, direttore e fondatore del prestigioso think tank di economia, ha introdotto il premier con un caloroso «Ecco a voi Supermario!» E poi: nessuno potrebbe essere in una posizione migliore di lui per rispondere alle sfide poste dalla crisi economica internazionale. L'esito della crisi europea dipende molto da ciò che accade in Italia.