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In Grecia Berlino vuole il commissario

La cancelliera tedesca Angela Merkel

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Un giovane aquilotto, erede della blasonata mamma imperiale germanica, sta volando sui resti del Partenone di Atene. Pronto ad affondare gli artigli su quello che resta nei portafogli dei fondatori della civiltà occidentale. Già, i tedeschi dopo aver comprato pezzi di economia greca e chiesto, non loro in realtà, ma gli altrettanto nordici finlandesi, un'ipoteca sul tempio sacro dell'antica Grecia, sono arrivati a condizionare l'arrivo del pacchetto di aiuti da 130 miliardi di euro all'invio di un commissario ad Atene. E cioè di un supertecnoburocrate incaricato non solo di controllare ma addirittura di porre il veto su ogni spesa ed entrata deliberata dal governo. Una proposta scritta in una bozza ufficiale, pubblicata ieri dal Financial Times, e non smentita da Berlino, nella quale è scritto che il governo tedesco, prima di dare il suo assenso al secondo pacchetto di salvataggio per la Grecia, vuole che Atene ceda sovranità sulle decisioni fiscali e di spesa, da affidare a uno speciale commissario di bilancio europeo. Una presa di posizione che aprirebbe a un'«estensione senza precedenti del controllo della Ue su uno stato membro» secondo il Ft. E a ben pensare il commissariamento in questa forma assomiglia all'invio di un proconsole in una provincia sottomessa. Esautorare un governo e un parlamento eletto democraticamente dalle decisioni di spesa appare ardito. Basta immaginare un governatore di una regione greca che si rechi ad Atene per chiedere i fondi per un ponte o un'autostrada, e si veda negata l'autorizzazione da un teutonico «nein» di un anonimo funzionario europeo. No. Non sembra praticabile. E infatti per ora l'aquilotto tedesco potrà solo continuare a volteggiare nei cieli di Atene. Almeno a giudicare dalle reazioni dei greci che hanno respinto al mittente qualunque tipo di ingerenza negli affari nazionali. «La Grecia esclude di cedere all'Unione europea la sua sovranità in tema di politiche di bilancio» hanno riferito fonti governative. Risposta secca e al vetriolo. Così è stata l'Ue a scendere in campo per meglio precisare il senso della proposta. «Per riportare Atene sui binari sono al vaglio più ipotesi: una clausola legale sulla riduzione del deficit, o «esperti esterni sul posto, con qualche potere di decisione, per assicurarsi che il bilancio prosegua sulla strada giusta» ha precisato una fonte europea. Che sul commissario ha meglio delineato di cosa si stesse parlando e cioè «esperti esterni sul terreno con qualche potere decisionale, insieme ai partner e alla Grecia, per assicurarsi che il bilancio segua il percorso giusto e che il programma torni nei binari». Potere della parola. Messa così la pratica non si discosta dalle normali visite di esperti contabili comunitari che, di tanto in tanto affollano come scolaresche festanti, i corridoi dei ministeri del Tesoro dei paesi più deboli dell'Unione Europea. Anche l'Italia ne ha accolti sotto il governo Berlusconi, senza nemmeno opporre il guizzo nazionalistico di lasciarli qualche ora a fare anticamera. Ma tant'è. La precisazione in arrivo da da Bruxelles serve a distendere gli animi in un momento nel quale si decide il destino dell'Europa. Meglio non urtare la suscettibilità di un popolo che, in ossequio ai tempi stretti imposti dal rigore teutonico, ha accettato manovre di bilancio draconiane che hanno inciso profondamente sull'assetto sociale del Paese, con un aumento evidente della povertà e del disagio dei cittadini. A rafforzare la precisazione è arrivata la nota del commissario agli affari monetari, Olli Rehn, che attraverso il suo portavoce Amadeu Altafaj ha spiegato che «la Commissione europea rafforzerà ulteriormente il suo ruolo di controllo sulle politiche di bilancio della Grecia». In attesa degli sviluppi della nuova governance europea che tolgano di mezzo le squadre di tecnici economici incaricati di decidere il destino delle nazioni, la sortita della Germania ha più il sapore di pressing sulla delicata partita che oppone i creditori bancari internazionali, nelle cui fila i tedeschi sono in prima linea, al governo greco per decidere la sforbiciata da applicare al debito contratto con gli istituti internazionali. Ieri l'Institute for International Finance al termine del nuovo incontro tenuto ieri ad Atene sulla ristrutturazione del debito ha spiegato che creditori privati e il governo greco sono «vicini» a un accordo e si aspettano di «concludere i colloqui la prossima settimana». I mercati guardano solo a quello. Ai soldi. Altro che commissario.

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