Via al confronto ma la Lega e Di Pietro rovinano la festa

Addio al Porcellum: tutti d'accordo. Almeno a parole. Il Pdl comincerà oggi gli incontri con gli altri partiti per arrivare a una proposta condivisa sulla nuova legge elettorale. Il coordinatore La Russa, il presidente della commissione Affari Costituzionali della Camera, Bruno, e il vicecapogruppo al Senato Quagliariello vedranno prima gli esponenti della Lega, poi del Pd, Zanda e Violante, poi, domani, quelli del Terzo Polo. L'approccio fa ben sperare. Nessun asse Pdl-Pd ma un'apertura al Terzo Polo e agli altri. Anche il presidente di Palazzo Madama, Renato Schifani, fa la sua parte: «Non mi innamoro più di chi debba occuparsi della riforma elettorale quanto dell'esigenza di dover cambiare la legge in modo che i cittadini possano scegliere i propri rappresentanti». Per la capogruppo del Pd al Senato, Anna Finocchiaro, «il confronto sulla legge elettorale deve essere il più possibile aperto e ampio, deve avvenire con tutte le forze politiche, senza assi privilegiati con nessuno, senza pregiudiziali, esclusioni o veti verso nessuno». Stessa linea del Democratico Luciano Violante, secondo cui la riforma «va fatta con tutti. Se qualcuno pensa di farla con un accordo tra le due maggiori forze politiche non andiamo molto lontano». Il capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto, va sulla stessa scia: «Al di là delle riflessioni in corso sulla costruzione di un nuovo tipo di bipolarismo, non siamo certo noi a voler discriminare l'Udc sul terreno della elaborazione della legge elettorale, visto anche che una delle prospettive politiche sul terreno è quella di una grande alleanza politica fra tutti i moderati». Benedice anche il presidente della Camera Gianfranco Fini (Fli): «Sarebbe certamente positivo se nei restanti 14 mesi di legislatura si desse vita non soltanto a una nuova legge elettorale, ma anche alle riforme istituzionali». Poi promuove il Cavaliere: «Ho visto che Berlusconi ritiene il Pd un interlocutore di primaria importanza per un'eventuale riforma della legge elettorale. Questo mi fa piacere perché è un segnale inequivocabile di una certa maturazione da parte del presidente Berlusconi, che fino a qualche tempo fa era assertore di un sistema bipolare in cui non c'era sostanzialmente alcun punto di contatto tra le due coalizioni». Ma nel merito arrivano i problemi: per il Pdl il bipolarismo non si tocca. Gli altri, invece, a cominciare dall'Udc, guardano a un sistema più proporzionale. Senza contare la «condizione» che mette Di Pietro (Idv): prevedere l'incandidabilità dei condannati, che non sembra riscuotere il gradimento generale. La Lega minaccia: «Se fanno un accordo Pdl con il Pd contro la Lega, noi molliamo subito Formigoni e tutte le giunte al Nord» dice l'eurodeputato Matteo Salvini.