Le dame di ferro contro il posto fisso
Sono le donne di Mario Monti. Hanno cinque anni di differenza e caratteri diversissimi. Una, Elsa Fornero, è torinese ed è diventata famosa per aver pianto alla sua prima apparizione pubblica da ministro del Lavoro. L'altra, Annamaria Cancellieri, è romana e romanista. Nella vita ha fatto il prefetto e viene alquanto difficile pensare che un giorno la si vedrà piangere se non per festeggiare un gol di Francesco Totti in una finale della Champions League. Una «lady di ferro» che, non a caso, si è insediata al Viminale. Ebbene da ieri le due hanno qualcosa in comune. Sono infatti entrate, insieme, nella classifica delle cose che è meglio non dire, anche se si pensano. Il merito è di Monti e della sua batutta, infelice, sulla «monotonia del posto fisso». Evidentemente non soddisfatte Fornero e Cancellieri, proprio quando le polemiche cominciavano lentamente a placarsi, hanno deciso di rilanciare. Il ministro dell'Interno, intervistata da Tgcom 24, è stata diretta come sempre: «Gli italiani sono fermi, come struttura mentale, al posto fisso, nella stessa città e magari accanto a mamma e papà, ma occorre fare un salto culturale. Il mondo moderno tende sempre più alla flessibilità, bisogna confrontarsi con il mondo che è cambiato e Monti non voleva mancare di rispetto a chi non ha lavoro, è stata una battuta male interpretata ed enfatizzata». La collega ha invece lanciato la sua provocazione da Torino, durante l'inaugurazione dell'anno accademico della «sua» università: «Bisogna spalmare le tutele su tutti, non promettere il posto fisso che non si può dare. Questo vuol dire fare promesse facili, dare illusioni». E lei non ne ha date alla rappresentanza dei 205 lavoratori precari della Regione Piemonte che ha incontrato subito dopo: «Chiederò al presidente della Regione Cota e parlerò della vostra situazione al ministro Patroni Griffi». Non poteva certo promettergli un «posto fisso». Fatto sta che, come prevedibile, le parole dei due "corazzieri montiani" hanno immediatamente riaperto la polemica. Con il segretario di Rifondazione comunista - Federazione della Sinistra, Paolo Ferrero, che le ha addirittura bollate come «volgari e insultanti». «Con le loro parole - ha attaccato - offendono i giovani italiani: altro che mammoni, sono per lo più disoccupati o precari e ciò nonostante si danno da fare come possono per rendersi autonomi. Il governo si occupi di garantire loro diritti, invece di sparare a zero contro una loro presunta "pigrizia"». Lo stesso Ferrero ha poi ricordato la vicenda della figlia del ministro Fornero, Silvia Deaglio. Una ragazza fortunata visto che può contare su ben due lavori. Entrambi abbastanza vicini a mamma e papà (l'economista Mario Deaglio). Silvia è infatti professoressa associata presso il dipartimento di Genetica, Biologia e Biochimica della facoltà di Medicina e Chirurgia dell'università di Torino (la stessa dove insegnano tutti e due i genitori). Ma è anche a capo dell'unità di ricerca in Genetica del sistema immunitario della HuGeF, una fondazione creata da università di Torino, politecnico di Torino e Compagnia di San Paolo (Fornero ne è stata il vicepresidente tra il 2008 e il 2010). Nessuno mette in dubbio che Silvia si sia meritata il suo posto fisso (il curriculum è online, a disposizione di quanti volessero verificare), ma di certo il suo «caso», e le parole di mamma Elsa, non fanno piacere a chi, nonostante sforzi e meriti, è costretto a vivere di precariato. Nessun problema. A loro il premier Monti fa sapere che il governo non ha intenzione di «esasperare alcunché», men che meno quando il tema è quello «sensibile e socialmente cruciale» del lavoro. Sarà, ma di certo le battute non aiutano.