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Twitter-truffa: "Vendola vuole diventare padre"

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Nichi Vendola

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«Fake», fasulli. Falsi che più non si può. Proliferano su Facebook, su Twitter, e qualcuno, ad un passo dall'esaurimento nervoso, gli ha dedicato pagine stile «Gente che crea vagonate di profili fake per compensare una vita di merda». L'ultima "vittima" è stato, ieri, il governatore della Puglia Nichi Vendola. Poco prima delle 14 l'Agi ha battuto la seguente notizia: «"Mi sta pervadendo il desiderio di paternità. Gianna Nannini dimostra che non ci sono limiti alla voglia di amare e procreare". Lo scrive il governatore della Puglia, Nichi Vendola su Twitter». Vero? Neanche per sogno. Bastava una semplice verifica. Il profilo Twitter ufficiale, dove peraltro il leader di Sel ironizza sulla difficoltà (per lui) di esprimersi nel breve spazio di 140 caratteri, è @NichiVendola. Quello da cui partiva il tweet @NikiVendola. Una "k" al posto del "ch" e il gioco è fatto.   Un'agenzia rilancia la notizia, che poi viene ripresa da un blog, da un sito che le dedica addirittura un forum (con commenti che è un eufemismo definire offensivi) e la palla di neve si trasforma in valanga. Fino alle 19.11 quando l'Agi «annulla» la notizia e tutto scompare (con scuse), come se niente fosse accaduto. Il diretto interessato, contattato telefonicamente, prima un po' stupito spiega di non aver «tweettato niente», poi rilancia: «La sensazione è di essere guardati continuamente dal buco della serratura. C'è chi ha molto tempo libero e si dedica alla produzione di polemiche che nascono dal nulla. Purtroppo la rete è anche questo. Uno strumento straordinario per intrecciare dialoghi, costruire comunità. Ma anche un luogo di trappole, agguati. Bisogna conoscerne l'importanza e le debolezze, i rischi». Per completezza di informazione va detto che nel falso profilo del governatore c'è un tweet in cui si spiega che a gestirlo, insieme a quello ufficiale, è lo staff di Nichi. Ma anche in questo caso, bastava inviare un messaggio ai più stretti collaboratori di Vendola, per verificare che così non era. In ogni caso il leader di Sel non è la sola vittima della «fake-mania». Ne sa qualcosa il sindaco di Roma Gianni Alemanno che durante l'emergenza neve nella Capitale, mentre comunicava attraverso Twitter cercando di spiegare cosa stava accadendo, ha dovuto fare i conti con un clone che scriveva cose del tipo: «Emergenza neve. Abbandonate la città. Io sono già a Milano». O ancora: «Si cercano volontari per spalare la neve in vista delle partite di serie B della Lazio ritrovo presso hotel Er Gife». Il sindaco non ha affatto gradito e dal Campidoglio è partita una denuncia verso ignoti. E ieri il finto Alemanno, ha salutato i suoi fan dando appuntamento alla «prossima nevicata». I casi del primo cittadino e del governatore pugliese mostrano quanto delicata sia la questione. In un mondo normale le bufale, opportunamente individuate, verrebbero accompagnate da generale indifferenza. Al massimo strapperebbero una risata. Ma il problema nasce quando dalla bufale si crea la notizia. Ne sa qualcosa il ministro dello Sviluppo Economico Corrado Passera. Il suo profilo fake esordì il 4 dicembre. «La catastrofe incombe e va evitata - scriveva il clone -, anche se costa». Smentita immediata e caso chiuso. O quasi. Infatti, sempre «Passera» torna a twittare qualche giorno dopo: «Non escludo un'asta per le frequenze tv». E stavolta, all'amo "abboccano" sia l'Ansa che Enrico Mentana che rilancia la notizia durante il telegiornale di La7. Sempre sul fronte governativo va poi ricordato il falso profilo @palazzochigi che, almeno fino alla sua chiusura (la denuncia alla Polizia postale venne fatta dal deputato Pd Andrea Sarubbi), mise in crisi più di un utente. Ora è importante dire che sulla lotta ai «fake» la politica del social network è più che chiara. Twitter, infatti, vieta in maniera categorica di «impersonificare altri utenti così da generare, involontariamente o intenzionalmente, confusione, sviamento o inganno di altri utenti». Allo stesso tempo «Twitter permette l'esistenza di account che abbiano natura di parodia. Le informazioni sulla pagina di profilo di un account che abbia tale natura devono rendere ovvio che il profilo è finto, altrimenti l'account potrà essere rimosso. Se dalla vista del profilo non è chiaro che si tratti di uno scherzo, il caso verrà considerato come una impersonificazione non avente natura di parodia». Insomma il divieto c'è e forse, con un po' di attenzione in più, non si verificherebbero casi come quelli di questi giorni. Ma c'è anche il caso opposto. Cioè quello di profili veri che scatenano comunque polemiche. Esempio concreto è quello dell'etoile della Scala Roberto Bolle. Il ballerino, a Napoli per trovare un amico, non ha trovato meglio da fare che stigmatizzare la presenza di clochard sotto i portici del teatro San Carlo: «I senzatetto che s'accampano e dormono sotto i portici del teatro San Carlo, gioiello di Napoli, sono un emblema del degrado di questa città». Polemica immediata e pronta retromarcia di Bolle che si è apprestato a chiedere scusa parlando di un «fraintendimento». Purtroppo non si trattava di un profilo «fake».

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