L'Ocse promuove Monti: «L'uomo giusto al momento giusto»

Mail premier italiano «non deve abbassare la guardia» perché il rischio di un contagio c'è ancora, e non dipende dall'Italia ma dallo scenario internazionale. A dirlo, in un'intervista all'Ansa, è il segretario generale dell'Ocse, Miguel Angel Gurria che in questi giorni è stato a Roma per incontrare il presidente del Consiglio italiano (lunedì) e alcuni ministri del suo esecutivo (ieri). «Il problema - dice rispondendo alla domanda se ci siano ancora rischi di contagio, con la Grecia e il Portogallo in fortissime difficoltà - è che non dipende solo dall'Italia. Per questo, una volta presa la direzione giusta, è fondamentale che continui l'appoggio politico all'azione del governo e che Monti non abbassi la guardia». È vero, lo spread scende e, con esso, sembra scendere la volatilità dei mercati. Ma i rischi, dice Gurria, ci sono ancora: «Possono esserci "incidenti" in altri Paesi, c'è il mercato del greggio pronto a schizzare se si arrivasse vicini al conflitto con l'Iran. Ecco perché l'Italia deve continuare, e consolidare la stabilità istituzionale cui è giunta». Già lunedì l'Ocse aveva chiesto di continuare con lo sforzo per combattere l'evasione fiscale e rilanciare la competitività, attraverso le liberalizzazioni (a partire dalle professioni) che possono far volare la produttività italiana ferma da anni. Ma Gurria non sottovaluta certo il tema del lavoro: «Non credo sia corretto caratterizzare il dibattito sulla riforma del mercato del lavoro intorno all'articolo 18, che magari ha bisogno di qualche aggiustamento nella sua applicazione. Ma non è il punto fondamentale della riforma, che include flessibilità ma anche reti di protezione per i lavoratori più vulnerabili, e il reinserimento (attraverso il training) nel mercato del lavoro». Gurria fa poi un nuovo appello sulla Grecia: «Dobbiamo chiudere il pacchetto, siamo in ritardo da due anni e il ritardo ci è costato un multiplo del totale del debito greco. Bisogna chiudere. Credo che ce la possiamo fare anche se i tempi delle decisioni ai vertici internazionali non sono i tempi delle necessità finanziarie».