Alla Camera passa la legge anti-giudici
Il tam tam tra i togati è immediato: mail, sms, twitter. La notizia è di quelle tanto attese quanto temute: l'Aula della Camera ha approvato - a scrutinio segreto - la legge Comunitaria che contiene la norma sulla responsabilità civile dei magistrati. Il testo, approvato con 264 sì, 211 no e 1 astenuto, passa ora al Senato. La Lega si è astenuta, contro ha votato l'Idv. È praticamente una rivoluzione, culturale e politica; perché (ri)afferma il principio per cui il magistrato può essere a sua volta giudicato per le proprie azioni e perché rappresenta una sconfitta rilevante in Aula per il governo con spaccatura nella maggioranza che lo sostiene. L'esecutivo infatti, per bocca del ministro per le Politiche europee Enzo Moavero, aveva espresso parere contrario all'emendamento della Lega. Ce n'è quanto basta per diventare un vero e proprio "caso" nell'agenda del nuovo governo dei tecnici. In realtà il tema è tutt'altro che nuovo. Il Partito Radicale, all'indomani del caso-Tortora, presentò la richiesta di un referendum per ottenere la responsabilità civile dei magistrati; alla prova del voto, nel 1987, oltre l'80 per cento degli italiani si disse favorevole; ma non se ne fece più nulla, superato dalla Legge Vassalli. Ora, in sostanza, l'emendamento della Lega - a firma di Gianluca Pini- modifica proprio la legge del 13 aprile 1988 sul "risarcimento dei danni cagionati nell'esercizio nelle funzioni giudiziarie e sulla responsabilità civile dei magistrati". Viene modificata quella disposizione della norma per la quale costituisce colpa grave del magistrato la grave violazione di legge "determinata da negligenza inescusabile" con una previsione per la quale "chi ha subito un danno ingiusto per effetto di un comportamento, di un atto o di un provvedimento giudiziario posto in essere dal magistrato in violazione manifesta del diritto o con dolo o colpa grave nell'esercizio delle sue funzioni, ovvero per diniego di giustizia può agire contro lo Stato e contro il soggetto riconosciuto colpevole per ottenere il risarcimento dei danni patrimoniali e anche di quelli non patrimoniali che derivino da privazione della libertà personale". Per dolo si intende "il carattere intenzionale della violazione del diritto". Tam tam tra le toghe, dicevamo. Che non ci ha messo molto a trasformarsi in prese di posizioni formali. «Mobilitiamoci subito contro la norma sulla responsabilità civile dei giudici, dobbiamo essere pronti a mettere in campo anche uno sciopero immediato perché la posta in gioco è alta». A "chiamare" immediatamente i colleghi alla mobilitazione è stato Nello Rossi, procuratore aggiunto a Roma e componente del "parlamentino" dell'Anm in rappresentanza di Magistratura democratica, che ha chiesto «formalmente alla giunta dell'Anm di proclamare lo stato di agitazione della magistratura e di procedere a una convocazione straordinari del comitato direttivo centrale per sabato o domenica». Per Luca Palamara, presidente dell'Anm e «un ennesimo tentativo di vendetta contro la magistratura». Duro anche il commento del segretario dell'Associazione nazionale magistrati Giuseppe Cascini: «È incostituzionale. Non è esclusa - avverte - qualsiasi forma di protesta anche le più estreme, non a tutela degli interessi dei magistrati ma in difesa della libertà dei cittadini». È una norma, accusa l'esponente del sindacato delle toghe, «che non ha paragoni in nessun paese europeo e in nessun ordinamento democratico del mondo. È chiaramente una ritorsione nei confronti della magistratura, che ci fa ripiombare in un clima che pensavamo superato. Evidentemente una parte della politica continua a ritenere non accettabili le regole di un ordinamento democratico». Il segretario dell'Anm preferisce non commentare l'esito numerico del voto segreto che ha dato il via alla norma sulla responsabilità civile diretta dei magistrati, con soli 211 contrari: «Non conosco - precisa - l'esatta composizione del voto parlamentare. Mi auguro che coloro che hanno a cuore le regole fondamentali del sistema democratico e soprattutto la separazione dei poteri e l'indipendenza della magistratura, si impegnino per eliminare questa norma incostituzionale che riduce l'indipendenza della magistratura». Cascini usa un esempio pratico per argomentare sull'allarme così grave dell'Anm: «In una controversia tra una multinazionale e un singolo consumatore, il rischio al quale è esposto il giudice nel dar torto alla multinazionale è talmente elevato che l'ordinamento corre il rischio di una decisione non equilibrata, non serena». Dal canto suo il ministro della Giustizia, Paola Severino, apre a possibile modifiche: «Prendo atto - ha dichiarato a Montecitorio il Guardasigilli - della volontà del Parlamento. Confido però che in seconda lettura si possa discutere di come migliorare il provvedimento. Ho condiviso tutti i passaggi della legge insieme al ministro delle Politiche Europee. Ritengo - ha aggiunto il ministro - che tutto quel che ha fatto il governo sia stato corretto e condivisibile».