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Salvi gli onorevoli. Pagano i portaborse

La Camera dei Deputati

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Altro che tagli ai parlamentari. Alla fine pagano i portaborse. La riduzione dello stipendio dei deputati, infatti, è un bluff: gli onorevoli semplicemente «congeleranno» i 700 euro al mese ciascuno ottenuti dopo il passaggio al sistema pensionistico contributivo. Stessa cosa per i senatori. Invece gli assistenti dei parlamentari dovranno ingoiare l'ennesimo rospo. Gli uffici di presidenza di Montecitorio e Palazzo Madama avevano assicurato ai collaboratori che avrebbero cambiato la norma che non prevede controlli sui contratti tra onorevoli e assistenti. Non è un caso che i deputati siano 630 e i rapporti di lavoro regolari con i portaborse soltanto 230. Ma niente da fare, se ne riparlerà nel 2013. È vero che in questi ultimi anni per i parlamentari c'è stato qualche ritocco: il blocco degli aumenti dell'indennità, il contributo di solidarietà, i prezzi al rialzo ai ristoranti del Senato e della Camera e alla buvette. Si poteva fare di più. Nessun miglioramento per gli assistenti. Funziona così. Ogni mese ciascun onorevole riceve 3.690 euro per pagare le sue iniziative politiche e la segreteria, cioè il collaboratore che, nel migliore dei casi, può contare su un contratto regolare per la legislatura, cioè 5 anni. Stessa musica al Senato, anche se gli inquilini di Palazzo Madama ricevono 4.180 euro al mese. La voce si chiama «Rapporto eletto-elettore». Un nome piuttosto buffo in tempi in cui la legge elettorale non permette ai cittadini di esprimere la preferenza. Alcuni onorevoli, soprattutto quelli che sono stati consiglieri negli enti locali, abituati a curare il consenso, usano comunque i 3.690 euro per pagare alcune iniziative: convegni, cene, riunioni. Tutti gli altri, invece, mettono soldi in più nel portafogli. La somma viene girata a ogni singolo rappresentante dal proprio gruppo politico e si aggiunge all'indennità (5 mila euro netti al mese) e alla diaria (3.503 euro al mese), che servirebbe per pagare le spese di soggiorno a Roma anche se la ottengono pure gli onorevoli residenti nella Capitale. In tutto, dunque, deputati e senatori arrivano a guadagnare 11 mila euro netti al mese. Sempre che non abbiano altre indennità: presidente o vicepresidente dell'Aula, questore, segretario di presidenza, presidente di Commissione o vice. In questi ultimi casi i vertici di Camera e Senato hanno deciso una riduzione del 10 per cento. Un po' poco, visto che un'indennità di carica media, come quella di un deputato questore, si aggira sui 4 mila euro in più al mese. Pochi sacrifici per tutti, dunque. Ma per i portaborse s'è scelta un'altra strada. Pazienza se quelli regolari sono un'eccezione. E anche se tantissimi vengono pagati in nero, anche meno di mille euro lordi al mese. Non mancano nemmeno fantomatici stagisti che restano pochi mesi. Sembrava che fosse la volta buona. Gli uffici di presidenza avevano lanciato l'idea di dimezzare la somma del «Rapporto eletto-elettori» e di assegnarne la metà (1.845 euro a ogni deputato e 2.090 a ogni senatore) a forfait e l'altra metà a ciascun parlamentare soltanto dopo la presentazione di regolare contratto firmato con l'assistente. Ma non c'è stato niente da fare. Ieri è stato chiarito che se ne parlerà nella prossima legislatura. Forse. Piove sempre sul bagnato.

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