Assalto ai viveri e scaffali svuotati. «Sembra tempo di guerra»
Pane,latte, uova, introvabili sia in centro che in periferia. Edicole senza giornali, mercati con i banchi chiusi e perfino i ristoranti che all'ora di pranzo avevano le saracinesche abbassate. Una città fantasma, messa in ginocchio dalla neve che non ha paralizzato soltanto il traffico, ma ha impedito ai commercianti di aprire la propria attività. Quelli che ci sono riusciti l'hanno vista prendere letteralmente d'assalto dai romani spaventati dall'idea di restare senza scorte alimentari. Sparita la frutta e la verdura nei negozi al dettaglio e nei supermercati già dalle 10 di mattina. File interminabili per acquistare il pane nei pochi forni del centro storico che sono riusciti ad aprire. «Sembra il tempo di guerra», commenta un panettiere. «Siamo riusciti a far fronte a questa domanda incredibile di generi di prima necessità - spiega Francesco Fabbi, presidente del settore alimentare della Confcommercio Roma - garantendo l'apertura di diversi negozi almeno in centro. Certo, gli acquisti sono andati ben oltre le nostre aspettative e per quanto riguarda il pane, ad esempio, c'è il problema che in diversi forni arriva da fuori Roma, da paesi che sono rimasti isolati». Di mattina presto, in verità, di negozi aperti ce ne erano ben pochi. In centro erano molti di più quelli chiusi per non parlare della periferia, una vera e propria impresa riempire il carrello della spesa. Diversi anche i supermercati chiusi mentre quelli aperti, come ad esempio il supermercato di piazza dei Navigatori o la Pam di piazza Irnerio, avevano terminato già dalle 9 di mattina le scorte di frutta, verdura e carne. Difficile trovare il latte nel quartiere Boccea. Sei bar visitati, soltanto uno era abbastanza fornito. Per gli altri, addirittura, c'era chi controllava non venisse acquistato più di un litro a persona. Non stavano meglio i mercati capitolini. Due soli banchi aperti alle 9 di mattina a piazza Irnerio, uno a Campo de' Fiori, cinque a Testaccio. Ma anche qui la gente si è affrettata ad afferrare quello che capitava pur di andare via con le buste della spesa piene. «Sinceramente spero in qualche altro giorno di neve - è il commento di un operatore di Testaccio - era da tempo che non vendevo così tanta roba in poche ore». Il problema, adesso, è per i prossimi giorni. Se la neve continuerà a scendere o, peggio, ghiaccerà, le scorte rischiano di terminare presto anche nei mercati capitolini. «Ho finto tutta la frutta e la verdura che avevo - dice Giorgio del mercato di piazza Irnerio - se continua questo tempo lunedì sarò costretto a restare chiuso». «E per fortuna che siamo nel weekend - spiega Valter Giammaria, presidente della Confesercenti provinciale - se nevicava così in mezzo alla settimana erano guai seri». Anche i negozi di abbigliamento sono rimasti in prevalenza chiusi. «Calcoliamo più del 50% di mattina, mentre qualcuno ha riaperto il pomeriggio - continua Giammaria - molto dipende dal fatto che i dipendenti non sono riusciti a raggiungere il posto di lavoro». Non sono passati inosservati anche i ristoranti chiusi. Decine in centro, molti di più negli altri quartieri capitolini. Perfino alcuni punti vendita della catena Mc Donald's. Anche in questo caso è stata la carenza di dipendenti a far desistere dal proposito di tenere aperti. Oggi la situazione si prevede non migliorerà più di tanto. È domenica, è vero, ma quei negozi e supermercati che generalmente aprono, probabilmente non lo faranno. Ora, infatti, la paura è il ghiaccio sulle strade. Damiana Verucci