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Ultimatum Fornero avanti anche da soli

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Il ministro impone i tempi ai sindacati: riforma del lavoro in poche settimane

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Quantoall'articolo 18 «è una questione strumentale rispetto all'ottenere risultati positivi. Non ne abbiamo chiesto l'abolizione nè lo abbiamo difeso così com'è. Ma non andrebbe applicato alle crisi aziendali». Il ministro Elsa Fornero è stata molto chiara al tavolo di Palazzo Chigi con le parti sociali. Un ultimatum dettato dai tempi stretti che il governo si è dato su questa materia. Due o tre settimane al massimo è la deadline indicata dal ministro del Lavoro che ha ipotizzato un nuovo incontro con sindacati e Confindustria tra 10 giorni, non escludendo nel frattempo anche incontri separati e gruppi di lavoro. Il governo «vuole dialogare» con le parti sociali, ma farà di tutto per «non perdere il treno della riforma». E, elemento sostanziale, ci deve essere «il più rigoroso rispetto dei vincoli europei». Sulla riforma infatti il premier Monti ha preso un impegno con Bruxelles e si è speso per far inserire nell'accordo di lunedì scorso sulla governance economica, proprio il tema della crescita e dell'occupazione. Sarebbe quindi un passo falso se il governo non riuscisse a mandare in porto questa riforma richiesta dall'Europa. Fornero ha anche coniato il nome della riforma: sarà «Resta e cresci in Italia». L'articolo 18 resta sempre in primo piano. Fornero anche senza nominare esplicitamente il contestato articolo dello Statuto del lavoro, ha prospettato durante il vertice la necessità di abolire la norma sul reintregro dei lavoratori nei casi di crisi aziendale, sostituendola con un'indennità. Ovvero «sussidiare con mezzi dignitosi chi ha perso il posto indipendentemente, dalla propria volontà». Tema rilanciato dal ministro dello Sviluppo Economico, Corrado Passera, che ha condiviso la necessità di affrontare il nodo della flessibilità in uscita, tenuto conto che «l'obiettivo primario del governo è creare occupazione». Nell'incontro di circa tre ore con le parti sociali, che la Fornero ha definito positivo e di collaborazione, sono stati individuati i punti di convergenza. Ovvero che l'obiettivo finale è la lotta alla disoccupazione, in particolare giovanile, l'aumento dell'occupazione femminile e l'innalzamento dei livelli retributivi attraverso la crescita della produttività. Ma ci sono anche gli obiettivi intermedi, come il contrasto alla precarietà. Il ministro ha fatto una distinzione tra flessibilità «buona» volta a «incoraggiare gli investimenti e la crescita delle imprese» e quella «cattiva» che porta alla precarietà. Sul tavolo il riordino degli ammortizzatori sociali attraverso una più uniforme distribuzione delle tutele sia fra segmenti del mercato sia durante il ciclo di vita delle persone. Vengono mantenuti gli strumenti della cassa integrazione ordinaria e di quella straordinaria. Un punto accolto con favore e sollievo da imprese e sindacati, che alcuni giorni fa avevano levato gli scudi a fronte dell'ipotesi di un uso limitato della cig e di un superamento della cigs, soprattutto in una situazione, come quella attuale, che potrebbe essere segnata da un inasprimento dell'emergenza occupazionale. Altro capisaldo è l'apprendistato come forma tipica di ingresso dei giovani e per valorizzare il capitale umano. A questi si aggiungono la formazione sul posto di lavoro, la riqualificazione professionale di chi ha perso l'occupazione e il potenziamento delle politiche attive dei servizi per il lavoro che dovranno funzionare più efficacemente nel determinare l'incontro fra domanda e offerta. Il ministro ha anche rilanciato il tema dell'arbitrato che «può sottrarre al processo di lavoro molte cause e può accelerare l'iter processuale e quindi andrebbe incoraggiato». Insomma su queste linee dovrebbe articolarsi la riforma con piccoli aggiustamenti. Di fatto la road map è stata definita. Se Fornero intende premere sull'acceleratore, anche il ministro Passera incalza. «Siamo in recessione», dice. «E nel pensare al futuro non possiamo dimenticarci la realtà e che cosa essa significa per imprese e lavoratori. Questo vuol dire che dobbiamos alire sul treno della riforma»

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